“Bugiardi senza gloria”
Titolo di una raccolta di insolenze di stampo giudiziario (freneticamente, questo, all’opera sul giornale), edite lungo dieci anni da Il Fatto, e che dovrebbero consacrare “il vero” (quale contrario del “bugiardo”).
Vero consacrato, assolutizzato, sebbene non altro che giudiziario, così come esce dalle controversie, le aleatorieta’ accidentalita’ casualità che le inzeppano, tanto ricorrenti, che non è insostenibile generino, dopo tutto, più falso che vero (il quale, comunque, processuale, non sarebbe storico, sebbene sia effettuale).
Vero che, nondimeno, il suddetto mitizza, fino a sbandierarlo pur non essendo neppure giudiziario, ad esempio, allorche’ una sentenza di prescrizione (“Andreotti”, per esempio), (ri)nasce, dopo il travaglio, sentenza di condanna; o allorché l’ “indagato” è parificato al condannato.
D’altronde, che altro potrebbe salire da chi patisca mitomania della reita’, fobia della irreita’, pseudologia penalistica ( seppur dispensata con inusitata supponenza)?
E potrebbero, quei morbi, essere fonte, criterio, garanzia del vero?
La raccolta, inoltre, è infarcita di “ironie”- che il recensore di una pur celebre rivista ha assimilato (niente meno che) a quelle, mitiche, di Fortebraccio della gloriosa Unità! -, sebbene per lo più suonino: “Bottino Craxi”, o simili, giochini di parole mentecatti o incolti o, al più, puerili.
Quindi, il libro, una rassegna nosografica, una mostra (incoscientemente) impietosa degli effetti e dei postumi dei malanni dell’autore, talmente cronicizzati che egli non ne muore, né vive…
Non senza rivelarsi, tuttavia, nel titolo, “Bugiardi senza gloria”.
Cioè, una seconda specie, del genere, bugiardi, con gloria?
E sarebbe, essa, mai pensabile (selezionabile) dal più intransigente officiante del vero giudiziario (condannatorio) del secolo nascente ?
Mai, chiaramente!
Per conseguenza, è da supporre che, ” Bugiardi” con “gloria”, sia lapsus tacito di “bugiardi senza gloria”.
E che, ovviamente, parli di lui….
pietro diaz
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