OCLOCRAZIA (governo di folla). LA PARLATA DEI PARLAMENTARI SU “LEGITTIMA DIFESA”.

1.Il termine (dal greco oxlos, massa, e kràtos, potere) risalirebbe a Polibio, storico greco (vissuto duemiladuecento anni addietro) che, nelle jstoriai, le Storie, avrebbe, con esso, designato la degenerazione della democrazia, del governo del demos (popolo), di un soggetto politico ben definito e definiente, scaduto a massa, a folla, degradante sé stesso e il suo prodotto sociale.
Chi avesse seguito, il mattino del sei di marzo scorso a Montecitorio, le “dichiarazioni di voto” (della maggioranza allargata all’intera destra parlamentare) su “legittima difesa”, sarebbe stato contuso dalla incorrispondenza al tema, (anzitutto) giuridico, del pensiero e del verbo dei parlanti, quasi tutti ignari d’esso e privi perfino della possibilità di avvicinarlo. E chi, uno o due, gli si fosse avvicinato, li imbeveva di malafede.
Scorrevano cosi, a fiotti, intoppi e deliqui logici, frasari idiomatici, metafore peregrine, pseudologie sul diritto, sgorganti da sagome di alieni al compito, di esponenti di oclocrazia, di repubblica oclocratica, non democratica.
Per darne in una battuta misura e senso ( la complessità dell’accaduto richiederebbe ben altro), basti notare che, quel mattino a Montecitorio, a tutti i dimoranti in un proprio spazio chiuso del territorio nazionale, era conferito il potere di dare morte senza processo, e improcessabilmente se la si desse, a chiunque si introducesse o si trattenesse “minacciosamente” in esso (in pratica, quel mattino era assegnata pena di morte extragiudiziaria al reato di violazione di domicilio –in senso lato- ordinariamente punibile con qualche mese di reclusione..).
Cioè quel mattino a Montecitorio, da una Camera (non si sa che farà l’altra) era conferito, ai suddetti, un potere che la Costituzione vietava fosse conferito alla magistratura (art.27.4), sebbene esclusiva ed apposita istituzione punitiva.
Cioè quel mattino il Parlamento compiva l’aggiramento, surrettizio e subdolo, del (sacrosanto) divieto, non arrestandosi nemmeno dinanzi alla prospettiva di convertire in assassini i “legittimati alla difesa”. Dinanzi alla prospettiva di fabbricare criminali e crimini (per estrema ingiuria al diritto) impunibili perché improcessabili.
Cioè dinanzi alla prospettiva di divenire criminale esso stesso (se è vero che l’ effetto declina il contenuto della causa…).
2.Tuttavia, all’ascolto per radio, in viaggio, della cacofonia legislativa, insieme al mostruoso contenuto della deliberazione, altro saliva alla mente.
L’ applicazione istituzionale della legge è per nulla oclocratica, è democratica, da Stato di diritto. Perché le sono addette figure collaudate dal possesso di specifici saperi, i quali identificano l’applicazione stessa. Pena la sua antisocialità.
E all’applicazione della legge che fosse contenziosa, perché evocata da chi ne desuma una pretesa contro un altro, o invocata da chi gli risponda, le sono addette figure che possiedono, oltre quel sapere, dell’agire, il sapere del reagire, e quello risolutorio dello scontro. I saperi, d’altronde fecondati dall’accademia, che identificano avvocatura e magistratura. Pena la sua antisocialità.
Ed anche alla applicazione sociale della legge (intesa estensivamente, come “legge dell’arte”, regola del fare sociale, professionale artigianale mestierale imprenditoriale etc. ), sono addette figure collaudate dal possesso del sapere inerente. Pena la sua antisocialità.
Ebbene.
Innesca l’assurdo storico e culturale, che un sistema sociopolitico organizzato e caratterizzato come detto nella applicazione delle leggi, non lo sia nella formazione delle leggi. L’assurdo che il profano faccia la legge per l’esperto. Che l’esperto sia chiamato ad applicarla ma non a farla (peraltro, è sospettabile che in questa discrasia il sistema custodisca, non assurdamente ma coerentemente, la propria riserva di dispotismo).
3. Tanta assurdità ovviamente non e’ ineliminabile. Ma è tutto da studiare come liberare la democrazia dalla oclocrazia, per di più coesistenti, come si è visto, nella Costituzione della Repubblica….

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