11.01.15

Da una lettera di Buzzi al Garantista, con la quale proclama la sua innocenza.

“La Procura, inoltre, censura con aggettivi dispregiativi la semplice attività di lobbing, del tutto legittima. Siamo in uno Stato di diritto e non in uno Stato etico”.
Gli “aggettivi dispregiativi” cui accenna Buzzi potrebbero fungere da chiave interpretativa dell’accadimento giuridico-giudiziario che lo coinvolge.
Se essi non fossero lessico giuridico, ne sarebbe vietato l’uso, al magistrato:
-non solo perchè, esclusivamente le offese degli scritti o dei discorsi giudiziari fatti dalle parti e dai loro patrocinatori,  non sono  punibili (art 598 cp), quindi lo sarebbero quelle venienti dal  magistrato;
– non solo perchè, esclusivamente se fossero lessico giuridico (ad esempio, non lo è “ladro”, estraneo all’art 624 cp, che definisce tale chi sia autore di “furto”: a sua volta, chi “si impossess(i) della cosa mobile altrui sottraendola a chi la detiene al fine di trarne profitto…), darebbero, al magistrato, potere d’uso offensivo (senza il quale, la diffamazione che, con essi, commetterebbe, non sarebbe “scriminata”);
– non solo perchè, esclusivamente se fossero lessico giuridico (avente l’esclusiva degli enunciati incolpativi ed anche discolpativi, l’esclusiva di tutti gli enunciati penali e del loro ricalco giudiziario), che obbliga la parola del magistrato alla più “stretta legalità”, non consumerebbero abuso (art 323 cp?) del suo potere (ogni alterazione o contraffazione o  sostituzione del lessico giuridico lo consuma: il fenomeno è tanto frequente quanto pernicioso, benchè, per lo più, sia generato da imperizia, lessicale e, prima, teoretica);
– non solo per (tutto) quanto detto, dicevasi, ma anche (e sopratutto) perchè, disapplicato il lessico giuridico, sarebbe disapplicata la legge, ed il magistrato  (già letteralmente) inventerebbe, il “caso giuridico-giudiziario”.
Ebbene, quegli aggettivi non sono lessico giuridico.
Ordunque, per attenuare la visibilità delle conseguenze, all’invenzione giuridico-giudiziaria, in Italia, è assegnata una “legge di copertura” (per lo più mancante, fortunatamente, nel resto d’Europa e del mondo civilizzato), il “reato associativo”, il quale, rifiutando (intenzionalmente e strategicamente) fatti materiali (individuali o collettivi) estrinseci ed il loro lessico giuridico, nutrendosi esclusivamente di composti (anche minimi) di persone non più che viventi, ben travisa l’assenza d’essi, e “dispregia(…)” l’incolpevolezza…


Lettera di Buzzi al Garantista: «Sono innocente»
Caro Sansonetti, sono il famigerato Salvatore Buzzi, arrestato il 2 dicembre nell’inchiesta Mafia Capitale, che ti scrive la notte di Natale per chiederti di darmi un attimo del tuo tempo. Sono accusato di essere un mostro, un mafioso, un corruttore e non ho alcuna possibilità di difendermi. E la gloriosa cooperativa 29 giugno, ove lavoravano 1254 persone, è stata commissariata e nessuno ha ricevuto né stipendio né tredicesima, causando gravi disagi a tutti i lavoratori, in gran parte svantaggiati. 
Sono stato condannato a mezzo stampa e solo tu, Bordin e Ferrara avete un minimo provato a prendere le distanze dall’inchiesta; ma la presunzione di innocenza non dovrebbe valere anche per me?
Io mi reputo una persona seria e onesta, che ha lavorato tanto per creare un gruppo cooperativo ove lavorano migliaia di persone e che non ha mai rubato nulla alle aziende che amministra.
Conosco Carminati da oltre 30 anni e l’ho frequentato dal 2012, quando era un uomo libero e senza pendenze; non ho mai commesso reati con lui né, tanto meno, l’ho visto commetterne!
I miei rapporti con lui sono sempre stati alla luce del sole e non ho mai nascosto la sua frequentazione, era lui il maniaco della sicurezza, ma constato che è servita a poco. Non ho mai corrotto un politico, ma ho finanziato legalmente moltissimi esponenti politici; casomai sono io che ho subìto qualche “delicata estorsione” da qualche solerte funzionario e/o dirigente.
Sto provando a far uscire le mie ragioni e ho scritto una lunga lettera al mio avvocato, articolata sui punti più controversi, per farla avere a Rosi Bindi nella sua funzione di presidente della Commissione Antimafia della Camera. La lettera spiega analiticamente molti episodi che mi sono contestati.
Non ti chiedo di credermi a priori, ma ti chiedo di chiamare il mio avvocato e documentarti anche sulle fonti della difesa, e se ti convinco anche un po’, aiutami nella mia solitaria battaglia per far valere le mie ragioni e riconquistare l’onore perduto. Certo ho detto tante parole in libertà, ma sfido chiunque nell’intimità, se registrato, a non doversi poi scusare per qualche giudizio avventato espresso: e io ho avuto le microspie in ufficio e in auto per due anni. La Procura, inoltre, censura con aggettivi dispregiativi la semplice attività di lobbing, del tutto legittima. Siamo in uno Stato di diritto e non in uno Stato etico.
Non voglio rubarti ancora tempo, ti chiedo solo di documentarti sulle ragioni della difesa con la serietà che ti contraddistingue. Augurandoti buone feste ti porgo i miei più cordiali saluti.
– Salvatore Buzzi

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