16.04.14

“Bucce di classe”

Quelle che hanno fatto all’autista delle procura, per stabilire se le minacce da lui denunciate fossero vere o false, avessero o no fine di esibizionismo e di lucro personale…
“bucce” che, tuttavia, non risulta siano mai state fatte a membri di classe superiore, recanti le stesse denunce a non impossibile fine di esibizionismo e di lucro, soprattutto di “scorte”:a Cantone Raffaele, ad esempio (ora incardinato, dalla Associazione Magistrati cui appartiene, di intesa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dopo “assist” della   Procura della Repubblica di Milano, alla vigilanza apicale di ”Expo”, una delle ultime riserve della operatività, operosità, autodichia, della cittadinanza comune, prima della irruzione, altra tappa di lunga marcia per l’occupazione del Paese, della suddetta Associazione…)…
od al suo vecchio sodale in esibizionismo massmediatico, Saviano Roberto…
o ad innumerevoli loro  simili, cercatori  di status simbol a buon mercato, usuari sfrontati della  credulità popolare…

De Lieto (Li.si.po.): “Scorta”, una necessità o “status simbol”?
In questi giorni di grande dibattito e di grande preoccupazione per la Polizia di Stato che “sarà” emerge il problema, in verità non nuovo, delle scorte, concesse, nel passato anche recente, con criteri forse troppo benevoli, ha dichiarato Il Presidente Nazionale del Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.), Antonio de Lieto. Le scorte a personalità varie, sono veramente troppe e vi è, fra l’altro, non solo un problema di organico, ma anche, ovviamente economico. Quanto costa al cittadino-contribuente, un servizio di scorta? Forse è giunto il momento di stabilire, una volta per tutte, che la scorta, è un provvedimento eccezionale e non di ordinaria amministrazione e poi, perché lo scortato che ha disponibilità economiche, come politici, industriali ecc., non paga le spese relative al servizio di scorta di cui fruisce? La revisione generale di tutti i servizi di scorta, tutela e vigilanza, a giudizio del Libero Sindacato di Polizia (LISIPO), è indispensabile e accanto a questo, è necessario, una volta per tutte, avere il coraggio di abolire le Prefetture, diventate oramai anacronistiche. Si vogliono tagliare le province – ha concluso de Lieto – e, allora, perché non si cancellano le Prefetture? In pochi meno di 70 anni di Italia repubblicana, il Paese è cambiato, la società è cambiata e la Prefettura, così com’è intesa oggi, non ha più senso. Nessuna prevenzione nei confronti dei Prefetti, che, generalmente, svolgono nel modo migliore, il loro lavoro e meritano il massimo rispetto, ma è proprio il ruolo e la necessità di avere Prefetti e Prefetture, che non sono più in linea con la nuova realtà politica e sociale del Paese.
Roma, 02 aprile 2014. 
L’ADDETTO STAMPA Oreste Saturnino
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