15.03.16

Revisione della forma repubblicana? Autorevisione della costituzione? Nel diritto “boschi etruria” ?

Se  Sovranità del Popolo (art 1), ed uno dei suoi organi funzionali (vitali), il Senato, danno “forme” (art 1) alla Repubblica, e, quindi, alla sua “forma repubblicana” (art 139):
Senato, e Sovranità (che esso esprime), non avrebbero potuto divenire oggetto di revisione della Costituzione (Il “ddl Boschi” era, cioè, inammissibile“ a discussione e deliberazione parlamentari).
Tanto meno, avrebbero potuto divenirlo, per disegno di legge del Governo della Repubblica.
Il quale, se avesse avuto facoltà di “iniziativa delle leggi” (art 71), la avrebbe avuta solo in materia amministrativa (artt 92 ss, 97 ss, 99 ss).
O comunque, solo in materia per “legge ordinaria” (art 72), non  per “legge costituzionale” (art 138), ancor  meno per legge di revisione della Costituzione (art 138).
Leggi, queste, ad iniziativa (di membri) del Parlamento.
Al punto che, la iniziativa legislativa (politica, ovviamente) del Governo nella materia spettante ad esse (quale il “ddl Boschi”) potrebbe integrare “usurpazione del potere politico” (che, oltre altro,  il codice penale punisce all’art 287: quale “delitto oggettivamente  politico”, ex art 8 cp, contro la Personalità interna dello Stato).
A parte che, se la legge,  tutta, è, congenitamente estrinseca (“norma esterna”, di altro da sè), non intrinseca (“norma  interna”, di sé, quale il  “regolamento” delle Camere: art 64):
era impensabile che, il Parlamento, il Senato (sua parte inscindibile), potessero dar legge a sé stessi con  norma congenitamente esterna.
Con “norma esterna” di autorevisione!!
Era impensabile che, questa revisione della Costituzione, potesse legiferarla non altri che una (apposita) Assemblea Costituente.

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13.02.16

La “mentalità”  penale

Secondo una Sua dichiarazione apparsa recentemente su La Nuova Sardegna, sarebbe stata una “frase fatta”, della tradizione dei discorsi di inaugurazione dell’anno giudiziario sardo, quella sull’ “istinto predatorio, tipico della mentalità barbaricina”, da Lui  pronunciata, quale procuratore generale della repubblica, in Cagliari, nello scorso gennaio.
Eppure, non pare uomo da “frasi fatte”, o, comunque, non filtrate dalla Sua colta pensosità e riflessività.
Quale quella diffusa.
Già appellare predatore (secondo ogni vocabolario: l’animale), l’umano (“barbaricino”), pone questioni lessicali drammatiche, perché non separabili da altre antropologiche, personologiche, e, anzitutte, etiche.
Peraltro, a prede animali tenderebbe quel predatore, mentre ad appropriazioni patrimoniali,  al “bottino”, propriamente, tenderebbe quello dei veicoli portavalori.
Inoltre, evocare, a forza di questa tensione, la “mentalità barbaricina”, è illogico, perchè:
se la tensione (alla appropriazione) è universale (come il bisogno o il desiderio che la spingono), sarebbe universale la “mentalità barbaricina”?
D’altro canto, gli istinti hanno poco che fare (perché, classicamente, sottostrato della psiche), con la mente (soprastrato); ed ancor meno con il suo prodotto sedimentato, la “mentalità” (quel poco è solo interazione).
E comunque, istinti e mentalità, inscritti, come sono, nella antropoetnologia di una popolazione, e nei saperi relativi, hanno poco che fare con la giuslogia penale, col diritto inerente, e, quindi, con la “competenza” del procuratore generale della repubblica nell’esercizio della funzione (quella inaugurazione).
Oltretutto, il diritto penale è essenzialmente indifferente a quelle parti, della psiche (forse perché determinanti, alle azioni, e, quindi, deresponsabilizzanti). Esso, di fatti, adotta solamente le parti “autodeterminabili” (a suo avviso), e, quindi responsabilizzabili:
adotta la coscienza e la volontà, le (e quali) funzioni della autodeterminazione dell’individuo, del reo persona, affrancato dagli istinti e dai loro sedimenti culturali, libero, responsabile, (quindi) liberamente punibile.
Per ciò, dicendo d’essi, il procuratore generale non ha  parlato la lingua ufficiale.
Nella dichiarazione a “La Nuova” (di cui sopra), egli rivendica di operare  su individui, non su collettività o comunità o etnie. Lo rivendica, peraltro, dopo avere evocato, nel discorso inaugurale, che, i Sardi, sarebbero individualisti, ed anche per ciò non coagulerebbero   associazioni mafiose.
E’ con vivo piacere sociologico, oltre che giuridico e giudiziario, dello scrivente, che, quel magistrato, smentisce un altro, originario della sua stessa terra, la Sicilia.
Costui, “applicato” temporaneamente ad una Corte di Appello sarda (per mentalità  antimafiosa “vedente” la mafia, e, dunque, intuitu personae, e, quindi, giudice speciale?), attestò, in quest’isola, quel tipo di associazione, in (clamorosa) riforma di una sentenza di un tribunale sardo, che la aveva (ineccepibilmente, in fatto e in diritto) esclusa.
E dà altrettanto piacere che, egli, curi il diritto penale degli individui, classico, liberale, e che, quest’isola, glie ne offra la possibilità.
E’, quindi, supponibile che attratto da questa abbia lasciato la Sicilia?
L’isola che, or sono più di trentanni, con lo straripamento di  postulazioni petizioni  pressioni provocazioni mistificazioni propagande, legislative e giudiziarie, inaugurò, in “compromesso storico” Diccì-Piccì (Rognoni-Latorre), il diritto penale “illiberale”, non individuale ma collettivo, non personale ma etnico, non del singolo ma dell’associato, il diritto della colpa di associazione, della responsabilità collettiva?
Il diritto che ha potuto vessare imprigionare confiscare stremare stracciare spazzare le  popolazioni meridionali (in quanto tali “di tipo mafioso”), più dei militi degli “unificatori  del regno” ottocentesco, delle milizie del fascismo novecentesco?
Il diritto della preistoria (ma anche della modernità nazista)?
E’ supponibile, che la abbia lasciato per dissenso….
D’altronde, ha il merito di avere inaugurato, con l’anno giudiziario, il giudizio del popolo. Che si ricordi, il primo, per fermezza estensione densità fierezza contrarietà “soberanìaria”.
Quel popolo ha inteso promuovere (sociopoliticamente) il vincolo di mandato, su chi agisca a suo nome e suo massacro, il controllo del suo esercizio, fino alla revisione od alla revoca (ove occorressero)?
Un popolo semplicemente rivoluzionario, il sardo, se ciò avesse, pur solo oggettivamente,  inteso.
Universalmente rivoluzionario, tanto quanto è universale il diritto penale illiberale (o, invero,   “liberale”),  universalmente “predatorio”, di prede umane, contrumano, inumano.
“Predatoria” la sua parte “barbaricina”?

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1.02.16

La “sovrastruttura”  “in folle”

Alla “monogamia” (unione di due individui) appartiene, già etimologicamente (nella parola stessa), sia la eterosessualità (maschio e femmina) che la prolificità.
Altrettanto alla “poligamia” (unione di più di due individui), “poliginica” (un  maschio più femmine) o “poliandrica” (una femmina più maschi).
Al “matrimonio” (munus: la funzione, della mater: la genitrice, di procreazione e di conservazione  della prole), appartengono, già etimologicamente, monogamia e (a sostrato più naturalistico) poligamia.
E al “patrimonio” (munus: la funzione, del pater: il  genitore, di  mantenere la genitrice  e la prole), appartiene, già per etimologia (complessa), il matrimonio e quanto ad esso appartenga (monogamia e poligamia, dicevasi).
Dunque eterosessualità e prolificità, e unione, sono il sostrato materiale, col patrimonio,  del matrimonio.
E, inoltre, sono l’origine della sua formulazione lessicale.
E, inoltre, sono l’origine del suo diritto, prima “naturale” (espresso dalla consuetudine dall’uso e dal costume), poi “positivo” (espresso  dai legislatori): e delle sue formulazioni, omofone e omologhe a quella lessicale.
Insomma il matrimonio, con i suoi sostrati, è la “struttura” del proprio diritto, della  “sovrastruttura”.
Con le loro varianti  storiche:
ad esempio, la attribuzione (legislativa) della più recente “potestà”, anzi “responsabilità”, “genitoriale”, a tutte le componenti genitoriali,  invece che ad una, ricalca la evoluzione della ” patria potestà'”, sortita dalla  vittoria epocale  del “diritto paterno” sul “diritto materno”, sulla “matria potestà” (dell’era in cui pater incertus est, perché non occorre si sappia chi sia; in cui  la femmina e’ poliandrica e la prole trae riconoscimento sociale da lei, per munus matris, per matrimonio, appunto).
E la “famiglia” (l’insieme dei famuli, degli inservienti,  anzi “schiavi”, in origine), è il suo  sottoprodotto (non solo lessicale)…
Orbene, se alla sovrastruttura (alla copertura di una casa, esemplificando) si tolga la struttura (la casa), essa crolla o si deforma e defunge (cessa di fungere, di interagire con la struttura, eventualmente “ristrutturando”).
E ciò, precisamente, accade, se si sostituisca la struttura, della unione eterosessuale e prolifica e matrimoniale, con la unione omosessuale,  improlifica immatrimoniale. Caduta la sovrastruttura, l’altra struttura sarebbe nuda, inerme, e impotente. Oppure, scomposta da un diritto artificiale, innaturale, inconseguenziale, irreale tanto da apparire grottesco, per la improprietà del suo lessico alla realtà effettiva.
Eppure, è il singolare tragitto di un movimento socioeticopolitico (quello degli omosessuali, pevalentemente), evolutivo se non rivolutivo (basti ricordarne la immane soggezione, perfino a pene capitali, che lo schiaccia in vari paesi del globo, e dalla quale, lentamente, si affranca), laico e, qui, vittorioso, che tuttavia agita la pretesa di sottomissione, anche lessicale, alla sovrastruttura più clericoreligiosa, regressiva, oppressiva, del diritto matripatrimonialemonogamicofamigliare…
Tragitto che, all’opposto, dovrebbe riprogrammare (anche per le collettività e la storia):
ripristinando il rapporto necessario fra fatto e diritto, producendo il proprio diritto, traendolo dalle componenti materiali e immateriali delle proprie unioni, proponendolo, testimoniandolo, affermandolo.

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30.01.16

Menzogne di Corte

I presidenti delle Corti, in testa quello di Cassazione, inaugurano l’anno giudiziario gettando completamente la maschera, sulla prescrizione del reato.
Anzitutto, tacendo che essa estinguerebbe la punibilità, del reato, la pena personale, cioè, non altro, non i diritti che il reato avesse offeso (i quali, quindi, sarebbero salvi); e con ciò mostrando, d’altronde, che la pena non ripara i diritti che il reato avesse offeso; mostrando che,  invece, ne offende a sua volta, i diritti (personali e patrimoniali e familiari e sociali) dell’accusato e del  condannato (per ragioni, sociopolitiche, tutte mai verificate, chiarite, convalidate, confermate, discusse).
Tacendo, quindi, che a loro, ed alle Corti, interessa esclusivamente la pena, quale mortificazione (anche letterale) del “reo”. E mostrando, con ciò, la loro effettiva condizione etica ed estetica: essi, unica specie dell’umanità, insieme alle forze militari e paramilitari che li assistono e li eseguono, che, “in tempo di pace”, progetti e programmi e organizzi ed attui, istituzionalmente, la mortificazione (anche letterale) di altra umanità.
Inoltre, lamentando penosamente che, la prescrizione, escluderebbe la condanna.
Ma con ciò implicando che, la loro, è giustizia (con)dannatoria, non anche assolutoria, che si rapporti, cioè, ad una pretesa punitiva veniente al giudice da una parte sociale contro un’altra, lui sopra le parti, imparziale, neutro. Ed indicando che, tale posizione (con)dannatoria, della giustizia italiana, dipende dalla copulazione incessante, istituzionale, fra chi avanzi e chi giudichi la pretesa punitiva.
Infine, mentendo truffaldinamente, sull’eccesso di prescrizione dei reati, per conseguire, in realtà, la sua abolizione, e, quindi, la perpetuazione della pretesa punitiva, la sua incombenza,  terrifica,  su chi ne fosse, o potesse esserne, oggetto. Per conseguire, cioè, la perpetuazione di una funzione statale letale entro la singola generazione:
uno dei presidenti di Corte, anzi un suo omologo “procuratore generale”, ha dato ad intendere, ai suoi fedeli (stragrande maggioranza, nel popolo italiano, e “grancassa” inquisitoria e condannatoria stabile) che si prescriverebbero financo reati di rapina e di estorsione, “nel suo distretto..”
ciò benché, essi, potrebbero prescriversi in venticinque anni, la metà della esistenza professionale del mentitore, un terzo della vita media dell’accusato…
Menzogne gigantesche, dunque, per un “popolo di dio”, e per un “potere divino”, secondo la storia e la teoria delle religioni…

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27.01.16

Antimafia relativa

Affari d’oro fra la nomenclatura italiana e quella iraniana, legalmente assassina dei propri “criminali” (omosessuali drogati etilisti dissenzienti sociali oppositori politici, altri, anche  assassini,  al pari della nomenclatura, ma senza potere inverso di assassinarla)…
Cioè, se l’assassinio è strumento sociopolitico delle mafie, una nomenclatura mafiosa.
Orbene, che fa l’Antimafia, rispetto alla nomenclatura italiana che intrattiene affari con la mafia?
Nulla.
Poiché esclude che la nomenclatura sia o possa essere mafia. Quindi, soggetta ad antimafia.
E conferma, ad un tempo, che, l’antimafia, è un organo della repressione di classe, che, il suo, è diritto di classe…
cvd (come volevasi dimostrare)

Burka internazionale

Mattarella presidente della Repubblica, Renzi presidente del Consiglio dei Ministri, Francesco papa capo dello Stato del Vaticano, essi vigenti, i nudi statuari ai lati del percorso della processione al seguito del  capo dello stato iraniano, sono stati palliati, celati, affinché il loro “sesso” manifesto, maschile o femminile, non turbasse l’ospite, fra i maggiori esponenti, al mondo, della sessuofobia statale sanguinaria…da lui repressa anche con lapidazione del reo…
D’altronde‎, la legislazione sessuale dello Stato italiano, oggi, è intollerante come quella iraniana, tolta la lapidazione del reo, sostituita dalla reclusione “a vita”.
Ed essi, in fondo, hanno colto l’occasione per applicarla, surrettiziamente, anche alle antiche statue (e, forse, la loro legge sulla pornografia, a ben vedere, lo  imponeva).
D’altronde, non poteva non deflagrare (sub)culturalmente la concomitante rappresentazione della teocrazia mondiale, più (l’iraniana) o meno (la vaticana) secolarizzata…la sua manifesta preponderanza sulla “democrazia” dei suddetti, subito recedente, desistente, ossequiante, al suo cospetto.
E dunque subito essa, quando fosse opportuno, subito democrazia trasformista, opportunista..

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25.01.16

Spettatori e spettatori

Gli abbonati al “Piccolo”, il celebre teatro colto milanese, sarebbero stati 25000, nell’ultima stagione; 19000 gli abbonati allo Stadio Milanese, nella sua stagione…
Non tutto è perduto, compresa la possibilità del “cambio ” ..

Metodologia all’opera

Il segretario del partito radicale indìce un referendum consultivo, nella città di Roma, sul disegno, turpeturbocapitalistico, affidato a “CorderodiMontezemolo”, di tenervi le Olimpiadi nell’anno 2020‎…
insegnamento metodologico essenziale, di democrazia diretta ed effettiva, che attende di essere esteso al maggior numero di ambiti…
e che avrebbe dovuto applicarsi al “giubileo straordinario”, evento culturalmente più gravoso delle Olimpiadi, se si considera la massa di superstizione e di soggezione e di fedeostensione, di antiragione primordiale insomma, che, nella città di Roma, uno stato estero ha impudentemente e impunemente e sovranamente potuto riversare

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24.01.16

La fidanzatina di Napolitano

Al marito della Madia (la vocetta imbecille del Governo italiano) sarebbero andati quasi due milioni di euro, nell’anno 2014, per la produzione di quattro filmetti. Finanziamento tutto renziano, indipendente, cioè, dal passato fidanzamento, della suddetta, col figliuccio del senatore a vita già promotore del Governo Renzi, G. Napolitano.

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20.01.16

Secondo D. Gallo (MicroMega, 12 01 16, “La riforma costituzionale è la madre di tutte le battaglie”):
La Corte Costituzionale sarebbe “debole argine”.‎
Debole o, più esattamente, mancante argine?
Se la Consulta è eletta:
per un terzo dal Parlamento uscituscente dal porcellitalicum e per un terzo dal presidente ‎della repubblica eletto dal parlamento uscituscente come detto:
la Corte, così composta, non sarebbe più mancante che debole argine?
E se per un terzo è eletta dalla magistratura:
poiché l’ “organo di autogoverno” di questa, il CSM, è presieduto dal presidente della repubblica, si torna da capo;
e comunque, poiché la magistratura non è elettiva, non potrebbe compensare (democraticamente) la pseudoelettività (porcellitalica) del parlamento e del presidente della repubblica;
e d’altronde, poiché (invero, profittando della pseudoelettività) si è impadronita della funzione (parlamentare) legislativa (“interpreta” le leggi del parlamento creativamente, cioè le fa al suo posto o contro od oltre esso: con ciò, inoltre, sopprimendo la “funzione giurisdizionale”), quante volte potrebbe giudicare costituzionalmente illegittima (l’oggetto del giudizio della Corte) l’opera propria?
Dunque, la Corte, sarebbe debole o mancante argine ?

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19.01.16

Barberis (su MicroMega, 11 01 16, si domanda se, Renzi, sia uno statista o un giocatore di poker….):
“Statista”‎ di quale stato (di persone e di cose e di relazioni democratiche fra esse)?
O di qualunque stato?
Nel primo caso, l’identità (dello statista) sarebbe relativa, poiché avrebbe che fare con la politica, che lo implica.
Nel secondo caso, l’identità sarebbe assoluta, poiché avrebbe che fare con lo statismo (lo stato per lo stato), che lo implica.
E se l’identità renzina non ha a che fare con la politica (democratica), essa, autoreferente, assoluta,  sarebbe quella  dello “statista” per lo statismo.
Quello “statista”, tuttavia, sarebbe un delinquente politico, prima che o in vece che un “giocatore di poker”…

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6.01.16

“Polizia stradale‎”

Una vettura marciante a tutta velocità su una strada urbana rettilinea investe un malcapitato pedone e lo uccide…
Si accerta che vettura e conducente sono “clandestini”, l’una senza distintivi l’altro senza divisa, di polizia stanziata a Milano…
Si procederebbe subito all’arresto, se non fosse presto indicata l’effettiva identità.
La quale basta a fermare gli inquirenti, che null’altro avrebbe fermato.
Alla sua indicazione, d’altronde, è seguito il commento per cui, il conducente, apparteneva ad una “squadra mobile” di “contrasto” ai “reati predatori” (sic!), e inoltre, tornava di fretta dalla consegna, ad un centro di analisi chimica, di un po’ di droga appena sequestrata ad un pusher…
Insomma, é seguito il commento ‎di un omicidio stradale per causa di eroismo inquisitorio… da ritenersi giustificatorio, liberatorio…
E della cui bassezza, etica estetica, culturale, e perfino giuridica, più inaccettabile, forse, del sinistro stradale, ovviamente, il poliziotto, ed i suoi (innumerevoli) adepti, neppure ha il sopetto…

United killers States

Trentamila morti male per armi americane detenute dalla popolazione civile:
un terzo assassinati, un terzo “per incidenti”, il resto suicidi‎…
vanno aggiunti gli abbattuti come bestie (innocenti e innocui) dalle polizie locali e federali, quelli giustiziati dalla magistratura con le esecuzioni capitali, e quelli sterminati dai militari, “peace keeping” sull’intera faccia della terra…
La prima democrazia del mondo è la prima assassina?

Al Fano

Interpellato dal giornale dei vescovi italiani, Avvenire, sull’ ‘”utero in affitto”, il batrace gigante avviticchiato alle più losche e sconce vicende e faccende del neofascista (criptico) ventennio berlusconiano a prolungamento renziano, inoltre “ministro di polizia”, al Fano, costui risponde sunniticamente:
“carcere, come nei reati sessuali”.
Dove si palesa, personificandosi, da quale chiavica sociopoliticogiuridica scaturisca,   “all’occorrenza”, il carc(inoma) devastatore delle popolazioni italiche; e per quali cause e fini, in specie sessuofobicoteocratici (vaticani o waabiti o simili).
Eppure, é il carcere lo strumento prediletto del politicume (e del magistratume) italiano …

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5.01.16

Forza dell’ordine in fallo…

In una fotografia a colori, uno dei carabinieri massacratori di Cucchi ostenta, fiero e sghignazzante, muscoli da culturista sul corpo abbronzato, e, ad ornamento, fra il succinto costume celestino, ‎un fallo in piena erezione:
a simbolo, etico ed estetico, e politico, dell’Arma dei Carabinieri ?

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2.01.16

“Graziato” il decapitato‎, “evitera’ il male”, secondo il boia di Stato..

Quarantasette esecuzioni capitali sono avvenute in Arabia Saudita (una delle monarchie  assolute del globo) per altrettanti condannati per “incitamento alla lotta settaria..”
“Lotta settaria” che ha la possibilità di coincidere nozionalmente con il “terrorismo”, e con la istigazione ad esso, che in Italia é punibile con trentanni di reclusione, ma nulla esclude che, sull’istigatore, arrivi una pallottola sfuggita per errore dalla pistola di un poliziotto (esecuzione capitale informale).
Insomma, fra il carneficismo delle due nazioni v’e’ solo una differenza di grado; d’altronde, Stato confessionale l’Arabia, lo fu anche l’Italia fino alla seconda metà del secolo scorso (storicamente, ieri l’altro).
E comunque, nel calpestamento penale della umanità fin nel pensiero e nelle intenzioni, ‎Arabia e Italia sono del tutto corrispondenti.

Bergoglio eversivo?

“Il perdono rilasciato da Maria madre sul Golgota, non conosce limiti, esso non é fermabile dai cavilli della legge…”
La legge penale che per definizione non perdona é il “cavillo della legge” che non potrebbe fermare il perdono?
Non lo ammetterebbe mai Bergoglio, benché lo abbia detto. D’altronde, di un perdono con limiti parlò l’indomani‎ di Charlie Hebdo, allorché disse che allo schiaffo ricevuto dai Musulmani con la vignetta del settimanale era comprensibile che si rispondesse con un pugno: “se qualcuno offendesse  mia madre potrei sferrargli un pugno”…
Dunque, purtroppo, parole in liberta, benché, anzi forse perché, papali‎..

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1.01.16

Italicum  Italicus? 

L’attentato, con morti, al “rapido 904”, di agosto 1974,  gravitò processualmente intorno al delinquente politico Licio Gelli ed alla sua associazione segreta, stanziata ad Arezzo.
Ad Arezzo fu di stanza anche l’inquirente sull’attentato, tale Marsili, meglio noto come genero del predetto Gelli.
Il processo, stracarico di indizi diretti e indiretti verso la associazione, ed il suo capo, tuttavia abortì…
nessun colpevole…d’altronde secondo lo stabile stile “assolutorio”, in materia (e solo in essa), della magistratura italiana…
Ad Arezzo fu di stanza anche la Banca Etruria, e, attorno ad essa, gravitarono le famiglie di un terzetto (Renzi, Boschi, Lotti) oggi politicante fino alla occupazione del Governo della Repubblica.
Il terzetto, inoltre, ha avuto a consulente giuridico governativo un altro magistrato  stanziato ad Arezzo,  inquirente sulla delinquenza economica di quella Banca.
D’altro canto, fra i disegni politici dell’aretino Gelli e della sua associazione segreta, vi fu  una legge elettorale ‎tanto somigliante a quella a cui, con cura di governo pressoché esclusiva, si è dedicato il terzetto ( fra quei disegni, vi fu anche una legge costituzionale di  abolizione del bicameralismo antifascista repubblicano, dell’organo del senato, alla cui esecuzione, il terzetto,  si è contemporaneamente dedicato).
Ebbene, alla legge elettorale il terzetto ha dato il nome di Italicu(m)…
Ha rimandato echi di un passato aretino ‎impregnato della storia dell’attentato all’Italicus  (e di molti altri simili)?
Ha avuto un “lapsus” (una disattenzione della coscienza contenitiva delle rivelazioni dell’inconscio, delle sue acquisizioni, ideazioni…) ?

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31.12.15

Cucchi dimezzato

Una aggressione cagiona la morte al seguito di gravi lesioni, il fatto è unico ed è fatto di omicidio, assorbente penalmente le lesioni; quando fosse processato e imputato lo sarebbe come omicidio non come lesioni, non potrebbe esserlo come lesioni essendo omicidio, se lo fosse come lesioni escluderebbe l’omicidio, che invece c’è, mentre questo non escluderebbe le lesioni. Dunque fattualmente logicamente giuridicamente, omicidio…
Ma se si accusano carabinieri (con deferente compiacente ritardo, rispetto al momento delle evidenze che li additavano quali rei), lì si processa per lesioni: autori di omicidio incolpati di lesioni..
Misteri e miracoli del diritto penale‎, nelle mani della magistratura italiana…

Epifania dell’Arma

Le conversazioni fra i carabinieri carnefici del geometra Cucchi, o fra i loro familiari, hanno suoni e modi e gerghi e accenti di Scampia. ‎E ovviamente i contenuti.
Un brano d’esse, tradotto, non senza difficoltà, in lingua italiana, dice all’incirca:
se Ti condannano per l’omicidio di Cucchi e ti espellono dall’Arma, di che vivrai?
Di rapine nelle gioiellerie.
Dove è palese che, l’Arma, arruola delinquenti nati, e, assegnando loro facoltà e poteri di Forza di Pubblica Sicurezza, ne accresce al massimo la capacità a delinquere…

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30.12.15

Celtitalici‎..

Riporta Mauro Mellini che I Celti, quando non riuscissero ‎a consegnare alla famiglia l’assassino del famigliare, uccidevano lo schiavo comunitario..
E’ per ciò palese che, quel popolo, distinguesse fra colpevole e innocente, e sacrificasse deliberatamente questo, quando non trovasse quello… un po’ caproespiatoriamente…
E’, quindi, comparativamente, palese come, gli Italici moderni, quelli delle leggi e delle loro applicazioni “antimafia”, si siano disfatti dell’impiccio della distinzione del colpevole dall’innocente, designino chiunque  oggetto del sacrificio, purché e affinché, questo, fosse  incessante, perenne.
E come, per riuscire nel disegno, abbiano tolto, dalle condizioni del sacrificio, che il sacrificando commetta, faccia, qualcosa, basta che sia, che viva, col solo limite che odori di mafia (ovviamente al naso dei cercatori)…
Tutti schiavi, i maleodoranti…tutti alla segregazione cellulare totale e perenne del 41 bis o del AS (alta sicurezza)…

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