REFERENDUM SUL “ TAGLIO DEI PARLAMENTARI” IN “ STATO DI EMERGENZA”?

1. E’ noto che il referendum popolare confermativo (art 138 cost.) della legge costituzionale (8 ottobre 2019, con avvio del procedimento bicamerale nel luglio 2019; governanti dunque gialloverdi e giallorossi!), previsto per il giorno 29 marzo, fu “ sospeso”, causa Covid 19 e Stato di emergenza (dichiarato dal Governo in forza d’essa: 31 gennaio 2020), e poi differito a tempo successivo alla scadenza del questo (31 luglio 2020).

Ora, stando alla cronaca (il Dubbio 29 luglio ’ 20), se lo stato d’emergenza non venisse prorogato, avrebbe detto Conte, «decadrebbero 38 ordinanze e alcuni provvedimenti perderebbero immediatamente di efficacia, come la possibilità di reperire navi per la quarantena dei migranti o la facoltà di gestione delle strutture di pronta accoglienza per le persone positive»….

L’inquilino di palazzo Chigi (prosegue il giornale) si è poi focalizzato sulle polemiche degli ultimi giorni dettate dal sospetto che il governo volesse «governare con i dpcm» e dunque voler prolungare soltanto i poteri straordinari del presidente del Consiglio.

Nessun allarmismo, né la volontà di alimentare paure. Piuttosto l’obiettivo di “garantire la ripartenza più sicura possibile” attraverso un “apparato” che consenta di prendere “decisioni repentine” e mantenere in vita le misure eccezionali che ci hanno sin qui consentito di arrivare “a un tollerabile grado di normalità”. Giuseppe Conte si presenta nell’aula del Senato e spiega a maggioranza e opposizione perché la proroga dello stato d’emergenza “è una scelta inevitabile, per certi aspetti obbligata”. Il premier accoglie la data fornita dalla risoluzione presentata da M5S, Pd, Iv e Leu: il regime speciale arriverà al massimo fino al 15 ottobre 2020. “

E così è stato.

Ebbene.

2. Messa subito da parte la discutibilità del teorie di diritto di intertemporale e transitorio propinate al Popolo dal suo (stesso) Avvocato (tale, come è noto, autonominatosi il fatidico giugno 2018), è tuttavia agevole notare che la proroga dello Stato di emergenza ad evitare “decadenze di ordinanze” e “perdita di efficacia” di vari “provvedimenti”; a permettere il “mantenimento in vita di misure eccezionali”:

non si preoccupa affatto della sospensione e del differimento (al postemergenza) del referendum suddetto (e, invero, nemmeno delle elezioni rinnovative di numerosi Giunte e Consigli regionali!).

Eppure ai due provvedimenti ( di sospensione e differimento) fu assegnato il compito di assettare il referendum oltre lo Stato di emergenza.

Dunque, oggi si è voluto collocarlo entro questo?

Entro questo il “taglio dei parlamentari”, menomazione del potere politico del Popolo, della sua sovranità?

Entro esso affinchè ne contraesse (già fisicamente) la partecipazione (disponendo distanziamenti, limitazioni di assembramenti…)?

E, ad un tempo, ne strangolasse l’ informazione delle sue ragioni, sotto il ginocchio di quella sul Covid 19 o (ancor prima : chi, de populo, ne ha saputo qualcosa?) impedendole di nascere ?

O simulando il referendum come emergenza costituzionale allo specchio di quella sanitaria?

3. Ora è palese.

Al (l’incontrovertibile) neofascismo intrinseco del taglio dei parlamentari è accostato il neofascismo estrinseco della cornice: l’emergenza.

Tutt’intorno, i poteri partitici che la hanno callidamente gestita…

pietro diaz

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