CASELLI


“Occorre un rinascimento culturale della magistratura” (altrettanto, Spataro, che invoca il “rinnovamento morale”).
Magistrato in pensione, già esercente il potere funzionale, ora lo adula, lo blandisce, per restare comunque nel giro, e, dio mai volesse, per non subirlo.
In tale postura è patetico, anche perché, tornato (formalmente) alla “società civile”, ostenta di non esserne stato (nemmeno) lambito. Per di più, non lo è stato effettivamente, immutabile, irrettificabile (irredimibile…).
E così, perseverando, dai tempi della funzione, nella convinzione che sia l’idea a foggiare la realtà, che questa dipenda da quella non viceversa, a riforma della magistratura non propone di partire dalla realtà ma dall’idea (la sua “storica” inquisizione su Andreotti, diretta a surrogare la critica politica con quella giudiziaria, ben esemplifica il personaggio..).
D’altronde, quale ne sia la condizione, lo mostra senza indugio un’altra emissione, accanto alla suddetta:
“Se si separano le carriere la legge non sarà rispettata da tutti…” (?!)
Dove non c’è sforzo di comprensione dell’estrinseco che riesca a penetrare l’obnubilamento dell’intrinseco.
O che , penetrandolo, riesca a misurarne la perversione…
pietro diaz

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