DUE GIUGNO GIORNI DOPO…

La repubblica italiana, sorta dalla parte di popolo che era prevalsa al Referendum sull’ altra che aveva votato per la monarchia fascionazista, nel quarto decennio del ‘novecento.
Votato per la monarchia che, nello stesso decennio, durante la “seconda” guerra, aveva perpetrato:
il massacro di quella parte poi prevalsa, e delle popolazioni militari e civili (più o meno prossime geograficamente) appositamente dichiarate nemiche;
con massacro dei massacratori medesimi: “la meglio” gioventu’ comandata ad uccidere “le meglio gioventù” uccidendosi;
e il massacro, nel decennio prima d’esso, di popolazioni militari e civili balcaniche ed africane, che non le si erano sottomesse;
e il massacro, nel ventennio prima d’esso ( marchiatasi di fascismo e di nazismo) della parte del popolo che non le si era sottomessa;
e il massacro, nel trentennio prima d’esso, della “grande guerra”, di popolazioni militari e civili ( più o meno prossime geograficamente) dette nemiche;
con massacro dei massacratori medesimi: “la meglio” gioventù comandata ad uccidere “le meglio” gioventù uccidendosi;
e la repressione militare, nel ventennio prima d’esso, delle forze proletarie d’ogni ambito operativo, che avevano impreso a reclamare diritti economici e sociali;
e la repressione militare, nel ventennio prima d’esso, di popolazioni centro-meridionali ribellatesi alla azione brutalmente unificatrice d’esse ad altre, premeditata ed eseguita dalla monarchia non ancora fascista né nazista, tuttavia imperialista (ribellione la cui profetica lungimiranza e’ attestata, oggi, dalla successiva storia del Paese, sopra intravvista).
Eccidi della monarchia postunitaria, perpetrati, tutti, con operazioni ed azioni guidate dagli Stati Maggiori delle “Forze Armate dello Stato”.
Ebbene:
La repubblica italiana sorta dalla lotta di popolo che la aveva tratta da quegli eccidi, anche questo due giugno. giorno della sua Festa, è stata spadroneggiata dai discendenti di quei medesimi Stati Militari, ammutolita assordata stordita eclissata dalle loro bellicose tonitruanti parate, e clamorosamente espropriata al suo popolo fondativo.
In così flagrante assurdità, che il suo presidente si è affrettato a sopire: “…. non e’ la festa della forze armate ma quella della Repubblica…”.
Ciò sebbene la presenza, alla testa del corteo, di “trecento sindaci” comunali velleitariamente addobbati della fascia tricolore “in rappresentanza del popolo”, mentre destava compassione, ironizzasse mestamente sulla realtà del rapporto, in Italia, fra civismo e militarismo (e paramilitarismo di varia specie).

Pietro Diaz

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