Moro: … vi abbiamo garantito la liberta’…non ci processerete nelle piazze….E “Antelope Cobbler” lo fece processare in piazza…

L’ultimo processo ad alcuni ministri, ed altro…

1. Oramai è un quarantennio che, il giorno 1 di marzo 1979, la Corte Costituzionale (Consulta) condannava ad oltre due anni di reclusione un ministro della Repubblica, segretario di un partito politico, per reato di corruzione (avrebbe intascato somme di denaro in cambio dell’acquisto, per l’esercito italiano, di aerei di produzione Lockheed: Hercules C130). La Corte era investita del processo dall’art 96 della Costituzione (e norme attuative) il quale, per i reati commessi dai ministri (o dal presidente del Consiglio dei ministri) nell’esercizio della funzioni, Le assegnava giudizio e sentenza, peraltro inimpugnabile (sebbene, per fatti o prove sopravvenuti, revisionabile dalla Corte stessa). 
Glie li assegnava non nella composizione ordinaria (quindici giudici nominati dal presidente della repubblica, dal parlamento, dalle magistrature superiori – Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei Conti – ciascuna per un terzo) bensì in composizione straordinaria, con “giudici aggregati”, tratti a sorte da un elenco formato elettivamente ogni novennio dal Parlamento. 
Mentre assegnava la messa in stato di accusa al Parlamento in seduta comune, che deliberava sul rinvio al giudizio della Corte; previa istruzione (raccolta delle prove) da una Commissione parlamentare Inquirente. 
Erano organi atecnici (pur se alcuni loro membri fossero tecnici), tranne la Corte che ognora applicava tecnica giuridica. Tutti comunque erano aprofessionali, non applicavano diritto e procedura penale. 
D’altronde, come cennato, le sentenze erano inimpugnabili. Furono queste alcune della ragioni della riforma dell’art 96 cit (insieme a molte altre sociopolitiche: fra esse spiccava l’esigenza dell’eguaglianza processuale degli accusati, tuttavia imbruttita dalla ineguaglianza processuale – nei fatti o nella legge – del suo retore, la magistratura), compiuta con la legge costituzionale n. 1 del 1989; la legge oggi operante sotto gli occhi di tutti, nel processo ad un ministro sotto accusa di reato.
Riforma che mostra, dall’inizio alla fine del processo, magistratura ordinaria (sia pure con taluni particolari), anche di Appello e di Cassazione, su sentenze adesso diversamente da prima, impugnabili. E mostra, in Parlamento, la Camera di appartenenza del ministro accusato (se l’avesse, se no comunque il Senato) e la inerente “Giunta per…. le Immunità”, solo in funzione di autorizzazione della magistratura a giudicare e sentenziare. 
2. Il Parlamento del caso Lockheed metteva in stato d’accusa più ministri, uno dei quali segretario di partito, come detto, l’altro un democristiano colto ed elegante, inoltre indiziato – non il solo- , di identificarsi in Antelope Cobbler (Antilope Ciabattino: “tagliatore” della pelle dell’animale?), un nome senza volto, se non quello di colui al quale era apposto via via, in un chiaro disegno -a matrice statunitense- di attacco al soggetto politico dominante, che puntava ad aggregare un grande partito della “sinistra” (non solo italiana).
La campagna “controrivoluzionaria” fu talmente intrusiva e acre, che attraverso la diffamazione o la calunnia, amplificate da media corrivi di vario genere, affibbiò a Giovanni Leone presidente della repubblica (un rinomato processualpenalista oltre che un politico avveduto), il nome di Antelope Cobbler (insinuando: Cobbler o Gobbler, mangiatore di antilopi, cioè leone?). E profittò della sua signorilità, indignata per tanta facinorosità, per indurne le dimissioni. 
3. Ma l’identità più ambita e cercata da Antelope Cobbler – qui congetturalmente ma non implausibilmente: il nome dell’aggregato cospirativo politico civile militare (non solo statunitense, internazionale e largamente italiano), trasposto sadicamente sull’uno e sull’altro politico per debellarne l’insieme- era un’altra, e scaturiva da un’idea fissa dell’anticomunismo viscerale e sanguinario, incarnata stavolta nell’esemplare più felpato che si aggirasse, volpino, fra le istituzioni governative americane, Henry Kissinger. Che “glie l’aveva giurata”, al meno anticomunista e meno destrista della democrazia cristiana, Aldo Moro (giuspenalista autore di scritti giuridici complessi come il suo abituale linguaggio), reputato disegnatore e facitore della grande svolta politica “a sinistra”. 
D’altronde, non era stato lui ad assumere la difesa, in Parlamento, del ministro democristiano cooperante alla svolta? Lo aveva fatto addì 9 marzo 1977, con un’ orazione da par suo, conclusa con un monito disfidatorio: … vi abbiamo garantito la libertà… non ci processerete nelle piazze…
Aveva sottinteso, con uno dei suoi ermetismi stracolmi di senso, che fra le libertà garantite dalla sua forza politica lungo un trentennio di emancipazione delle facoltà civiche dalla oppressione fascista, non rientrasse quella di processarla nelle piazze? 
E che non vi rientrasse nemmeno quella della illegalità procedurale, da imperizia o incompetenza o malignità tecniche, da piazzismo giudiziario (ciò anche perché nessun diritto fa più male, e appositamente, del penale)? 
Cioè, aveva inteso denunciare contenuto e metodo del lato politico (ve ne era un altro, comunemente affaristico) della operazione “giudiziaria” Lockheed? 
Ne rigettava il piazzismo, sia come processo di folla, sia come processo di addetto che lo desse in pasto alla folla?
Ciò (verosimilmente) parve avesse osato, il giorno 9 di marzo 1977. 
Per di più, meno di un anno dopo, il 3 di marzo 1978, l’ identificazione, in lui, di Antelope Cobbler era fallita in sede giudiziaria: egli non era il ciabattino, se mai era l’antilope. 
Ebbene. 
4. A dodici mesi da quella frase, a tredici giorni da quella archiviazione, il 16 di marzo, il giornale a direzione Scalfari, La Repubblica, diffuse di primo mattino: 
“Antelope Cobbler? Semplicissimo è Aldo Moro presidente della DC”. 
Alle ore 9,03 successive. Aldo Moro fu fatto prigioniero, Fu sterminata la sua “scorta”. Fu “interrogato” per oltre cinquanta giorni. Fu disattesa la sua difesa. Senza legge né reato fu condannato a morte. Fu eseguita la pena.
Inceppatosi l’ordigno giudiziario per lui allestito, “Antelope Cobbler” aveva optato per il processo di piazza? 
E invertito in premonizione il monito del 9 marzo 1977?

Pietro Diaz

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