“MACELLERIA MESSICANA” A GENOVA, DEPISTAGGIO CON TORTURE A PALERMO. E UN SUPERPOLIZIOTTO UBIQUO…

1.E’ caduto avantieri 22 luglio il diciannovesimo anniversario della “macelleria messicana” (così Fournier, uno dei suoi autori) che, incombente sul Paese il governo Berlusconi II, levitanti le vacuità e vanità del suo capo alla Fiera internazionale dei G8, la sua Polizia perpetrò sanguinariamente, orgiastica, nelle camere di tortura allestite lì per lì negli spazi (già) ingenui di alcune Scuole cittadine.
Dietro auspicio ed egida, se non alta regia, del vicecapo del governo Fini Gianfranco, quella notte acquattato nella sala operativa della Questura genovese. Di costui, passionario da fanciullo del decretatore ed attuatore del razzismo Reale del 1938; del banditore (1944) antipartigianì, “che saran passati per le armi mediante fucilazione alla schiena se non si consegneranno entro…”; del ricostitutore (1946) del disciolto partito fascista in formazione parlamentare, Almirante Giorgio.
Incidentalmente:
Fini, sebbene più volte sociopoliticamente interrogato, mai ha chiarìto le ragioni della sua presenza. Occulto, clandestino, come sull’appropriazione della “casa di Montecarlo” (già intestata a Alleanza Nazionale). Come sulla cessione della funzione legislativa ad un tenutario di Giochi d’Azzardo dietro tangente milionaria. Come sulla distribuzione di questa alla “famiglia “. Ciò, per di più, nel periodo in cui moraleggiava allestendo incarcerazioni a iosa per le trionfali “bossifini”, in materie di immigrazione e di droga.

Cadde di 22 luglio 2001, si diceva, il poliziesco massacro dei no-global, una popolazione culturalmente ( e stilisticamente) differente o divergente o dissenziente, dalle popolazioni berluscobosfiniane; o semplicemente non conforme. E perciò, identitariamente, da colpire.
A significare, far capire, che e come ritornava il fascismo generale, politico, istituzionale, il neosquadrismo delle Forze dell’Ordine (i carabinieri, 149, che due giorni prima avevano abbattuto Carlo Giuliani in Piazza Alimonda, cingeranno dall’esterno gli edifici ove impazzerà una polizia di circa 350 uomini).

Un massacro impunito, o simbolicamente punito, all’esito di processi funestati da falsificazioni seriali delle prove a discarico, da intimidazioni e inibizioni sfrontate delle prove a carico. Da rifiuti dirigenziali, omertosi, della indicazione delle generalità di circa 300 massacratori notturni: (incredibile a dirsi) pubblici ufficiali in attività giudiziaria di perquisizione locale e personale: non identificabili, sconosciuti!

E i pochi condannati (coloro che firmarono i verbali) avanzarono in carriera.
La Cassazione confermerà le condanne per falso aggravato: a 4 anni (di reclusione) per F G, nel frattempo divenuto capo del dipartimento centrale anticrimine della Polizia; a 4 anni per GL, vicedirettore Ucigos nel 2001, in seguito capo del reparto analisi dell’Aisi; a tre anni e 8 mesi per GC, frattanto divenuto capo Servizio Centrale Operativo (SCO). A tre anni e ottomesi per FF, capo della squadra mobile di Firenze. Etcetera. Non confermerà (?!) la condanna dell’allora capo della polizia G. De Gennaro (a 1 anno e 4 mesi per aver istigato alla falsa testimonianza, nel processo, l’ex questore di Genova F C); quindi capo del Dis (coordinamento dei Servizi Segreti); poi, nel governo Monti (?!) sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (?!) con delega ai servizi. Indi presidente di Finmeccanica (?!), dalla poltrona della quale, solidale con un condannato, durante la sospensione dal servizio dette un posto di consulente (?!), fino a che fu nominato vice-capo della Direzione Investigativa Antimafia.

Insomma, un’orgia della inamovibilità dal potere, per quanto delittuoso ne sia stato l’esercizio, e nemmeno ammettendolo .

Di fatti:
De Gennaro rispetta la sentenza, ma «resta comunque nel mio animo un profondo dolore per tutti coloro che a Genova hanno subito torti e violenze ed un sentimento di affetto e di umana solidarietà per quei funzionari di cui personalmente conosco il valore professionale e che tanto hanno contribuito ai successi dello Stato democratico nella lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata”.
Il ministro dell’Interno Cancelleri rispetta la sentenza , ma«nessuno può dimenticare l’attività quotidiana di tante donne e uomini della Polizia che, con dedizione, professionalità e coraggio, lavorano al servizio dello Stato per il bene di tutti.»
Il capo della polizia Manganelli (succeduto a De Gennaro) rispetta la sentenza, ma è «orgoglioso di essere il capo di donne e uomini che quotidianamente garantiscono la sicurezza e la democrazia di questo paese» .

2. Ebbene, chi formalmente ordinò l’assalto dei massacratori, nella consapevolezza ( sostennero due condanne, oltre che la logica elementare) del capo della polizia De Gennaro ?
Il prefetto della repubblica Arnaldo La Barbera (essere dall’abiezione incarnata nel volto, come a pochi accade, per la fortuna della specie..).
Che comunque non sarà processato, perché la morte, non di molto successiva ad un “informazione di garanzia” per quell’ordine, ne ha estinto i reati.
Morte che premurosamente, inoltre, ha estinto altri reati, un po’ risalenti. Risalenti a nove anni prima, perpetrati in quel di Palermo.
Di fatti.
Tutti ricordano l’attentato mortale a P. Borsellino ed alla sua scorta,
E molti ricordano che, poco dopo, una Procura siciliana (allora composta dal giovane “Di Matteo” , ambìto frequentatore telefonico degli show di Giletti!), diffuse di averne individuato gli attentatori. Che fece processare ottenendo condanne definitive anche a pene massime.
E (almeno alcuni) ricordano che, dopo qualche anno, le condanne furono sottoposte a revisione.
Essendosi acquisito che Scarantino, “pentito” in quel processo, lo era stato a seguito di torture e (comunque) di coazioni irresistibili.
Essendosi inoltre acquisita, per dichiarazioni di altri “pentiti”, l’identità effettiva degli attentatori.
Ed essendosi contestualmente acquisito che, l’artefice della prova d’accusa, dell’attentato alla veridicità del processo, era stato, con i suoi scagnozzi, il “dr La Barbera”.
Allora Questore di Palermo – mentre il dr De Gennaro, lì operante, è vice direttore della Polizia (poi sarà capo della Direzione Investigativa Antimafia, quindi capo della Criminalpol, quindi vice-capo vicario della Polizia, quindi, come visto, capo d’essa dal 2000 al 2007)-.
La Barbera che, secondo la Corte di Assise di Caltanisetta, ebbe un «ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ….con una serie di forzature, tradottesi anche in indebite suggestioni e nell’agevolazione di una impropria circolarità tra i diversi contributi dichiarativi, tutti radicalmente difformi dalla realtà se non per la esposizione di un nucleo comune di informazioni del quale è rimasta occulta la vera fonte»

Il 20 aprile 2017 la Corte ha condannato all’ergastolo per strage S M e V T e a 10 anni per calunnia F A e PC.

Ha condannato, ha detto,  «Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana»

Dunque, uomo da record il Dr La Barbera…

Quando salirà a Genova, ordinerà uno dei più gravi pestaggi “della storia giudiziaria italiana”.

pietro diaz

Questa voce è stata pubblicata in frammenti, Prima Pagina. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.