BONAFEDE INCARCERA IL CORONAVIRUS…


1.Si è scritto altrove che, all’avvento del pericolo alle Saluti Pubbliche da Covid 19, in uno degli Stati più oppressivi e repressivi del Globo ( da quarant’anni ha fatto tornare Allah sua prima istituzione), nello Stato teocratico (il potere politico è financo divino..) di Iran, in 75.000 (oggi, pare, 85.000) sono stati tolti alle prigioni. Ravvisate quali ricettacoli riproduttori e moltiplicatori del virus, senza scampo per gli abitanti (suppostane, s’intende, morbosità e mortalità).

1.1. E si è rimarcato che, non differenziati, in Salute, dal Regime, imprigionati e popolazione restante, sarebbe stato necessario che non lo fossero in un Regime democratico. Giacchè, se questo non lo avesse fatto: non avrebbe avuto limite la sua infamia socioeticopolitica; o sarebbero state menzognere le sue propagande e azioni di contrasto al virus, le ragioni della paralizzazione ( di ogni funzione del) Corpo sociale, mediante induzione di coma profondo (tanto da rendere impredicibile il risveglio).

2. Insorgendo con la medesima visione i Radicali – fin da Pannella protettori di “detenuti e detenenti” (avrei detto “detentori”) – e pretendendo, dal Governo gialloverderosso, somministrazione della Salute all’intera indistinta popolazione, Bonafede Guardasigilli (anche nel senso, per la prima o la più efferata volta nella storia della repubblica, di Guardacarceri) se ne è fatto beffe.
E dissimulandole autorizzando conversioni di incarcerazioni in arresti domiciliari per pene (anche residue), inferiori a due anni: da un lato ha lasciato in balia del virus poco meno di sessantamila individui. Da altro lato ha imposto ai domiciliandi la condizione (irrealizzabile) del braccialetto elettronico onnivedente, non avendone (intenzionalmente) rifornito il Dicastero.A incremento delle beffe, e con sadismo, già relegato dalla evoluzione della specie nelle sfera degli istinti, in lui tuttavia affiorante.

3. I Radicali, gabbati, giustamente si sono arrabbiati, ed hanno presentato denuncia in tutte le procure della repubblica – affinchè nessun “isolotto” dell’Arcipelago Gulag nostrano, in balia del virus, sfuggisse- , per “epidemia colposa”.Il delitto di cui all’art 452 del codice penale, che addebita anche per sola colpa – cioè per un comportamento (pur se voluto) dalle conseguenze non volute (pur se previste), che integrasse il fatto di Epidemia in art 438 di quel codice.
Un delitto doloso, questo, contro la salute pubblica, costituito dalla (epidemica non solo demica e non necessariamente pandemica) “diffusione di germi patogeni”. Che se causasse (o potesse causare) morbo sarebbe punita con la pena dell’ergastolo. Se causasse “morte di più persone”, sarebbe (stata punita con la morte, se questa pena non fosse stata abolita nell’anno 1944, alla caduta del Regime fascista; mentre oggi è) punita allo stesso modo.

3.1 Ora, se la forma colposa del delitto avesse il contenuto oggettivo della forma dolosa, e la “diffusione dei germi patogeni” si differenziasse da questa per la involontarietà delle conseguenze o del comportamento (si pensi al laboratorio biologico che, sperimentando, lasci scappare il germe patogeno…): l’onorevole Guardasigilli che imprigiona (anche) il virus nelle galere, certo della sua morbosità e mortalità – propagandando ogni istante in ogni media, egli il suo governo la platea (pare, al completo) che li sostiene in parlamento, la paralizzazione comatosa del Corpo sociale quale protezione dal virus-, non potrebbe che dolosamente “diffondere germi patogeni”. Dolosamente e premeditatamente.

4. La questione giuridica, se mai, sarebbe altra. Che cosa si intenda, debba intendersi, per “diffusione….”.Questione importante anche perché il Ministero dell’Interno, il Capo della polizia e i poliziotti al seguito, cui è stata affidata in esclusiva la formulazione (!!) di contenuti e diciture dei moduli di “autocertificazione” (in realtà “autodichiarazione”) che ogni membro della popolazione che uscisse di casa dovrebbe comporre se fosse intercettato. Costoro, si diceva, hanno divulgato – anche mediante manifestini “persuadenti” al motto sanitario “io resto a casa”- che (perfino) chi evadesse dalla “quarantena” impostagli non perché “positivo” (al virus), ma perchè (semplicemente) entrante nel Paese, sarebbe punibile fino a dodici anni di reclusione per “epidemia colposa”.

Dove, a parte che l’atterrito, per accostarsi a quel livello di pena dovrebbe (art 452,cp) cagionare “morte di più persone”.. E che (graziaddio) l’attestazione forense di tale cagionamento è (cognitivamente) assai meno disinvolta, assai più articolata e analitica (“epistemologicamente strutturata”), di quella televisiva o generalmente mediatica. A parte ciò: quella evasione dovrebbe, in sé, comportare “diffusione [per colpa] di germi patogeni”. E non si vede come potrebbe!

4.1 Tornando alla “questione giuridica” cennata, qui, dove oltretutto non si è chiamati ad argomentare pro Bonafede, la si tralascia ….

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