1.Renzi M., da senatore eletto (2018) nel pd dall’elettorato del pd quale candidato dal pd, perché fosse operatore politico e istituzionale del pd, raccolta una quarantina di parlamentari eletti nel pd dall’elettorato del pd quali candidati dal pd perché fossero operatori politici e istituzionali del pd, è uscito dal pd ( è partito dal partito con un suo partito..!).
2. E se il partito è una associazione privata a destinazione pubblica (politica) costituzionalmente riconosciuta (art 49), quella uscita, certamente, marca una rottura del patto associativo privato e pubblico (politico).
Essa, peraltro, è sanzionabile privatisticamente e pubblicisticamente (alla stregua della lesione delle funzioni politiche del partito, statutariamente in ipotesi articolate). Ma non è questo che qui interessa.
3. Il pd fu chiamato alla opposizione, a seguito della formazione parlamentare della maggioranza governativa (“gialloverde”), a giugno dell’anno passato.
E lo fu anche Renzi, con i parlamentari della accolta.
E fu chiamato, il pd, alla formazione parlamentare della maggioranza governativa (“giallorossa”), ad agosto di quest’anno.
E lo fu anche Renzi, con quei parlamentari.
Fu chiamato alla opposizione e alla maggioranza, il pd, oltre che dal parlamento e dal governo, inoltre, dal suo elettorato, per ogni altra eventuale opposizione e maggioranza della legislatura decorsa e corrente, alla stregua delle vicende parlamentari.
E lo fu anche Renzi, con quei parlamentari.
L’ uscita dei quali dal partito, quindi, porta elusione delle
eventuali altre opposizioni e maggioranze, del pd, nella legislatura
ventura.
E porta evasione dalla attuale maggioranza governativa. E dalla contesa politica con la sua opposizione.
Porta quindi, oltre che evasione dalle determinazioni del partito e
della associazione sottesa, evasione dal mandato elettorale generale e
particolare,
L’uscita di Renzi con quei parlamentari, stavolta, quindi, oltre che il patto associativo privato e pubblico, ha rotto il patto elettorale.
Inoltre.
4. Quale
senatore del pd e leader di quei parlamentari, Renzi, come ha
integrato l’opposizione in parlamento, l’anno passato, cosi’ ha
integrato quest’anno la maggioranza parlamentare e governativa.
Ha
integrato questa, fino al punto di conferire alla formazione del
governo da essa espresso. E fino al punto di collocarvi alcuni ministri
ed alcuni sottosegretari, tutti (salvo errore) fra quei parlamentari.
Perciò, quale membro del pd, con quei parlamentari membri del pd, ha
partecipato alle “consultazioni” ( dei gruppi parlamentari e di altri)
richieste dal presidente della repubblica al presidente del consiglio
da lui (re)incaricato.
Perciò ha (co)determinato l’esito delle “consultazioni” sulla formabilità del governo, poi trasmesso dal pdc al pdr.
Ha quindi interagito direttamente col pdc, indirettamente col pdr,
(co)inducendoli a ritenere la formabilità del governo e della
maggioranza parlamentare relativa.
Ha quindi (co)formato il
governo e la sua maggioranza, “giallorossi”, quale membro del PD.
Inducendo ad un tempo il pdc a proporre ministri, fra quei
parlamentari, al pdr, e questo a nominarli, inducendoli inoltre a
nominare sottosegretari fra i medesimi.
Ha cioè assunto istituzionale impegno di fedeltà all’opera di formazione del governo, del pdr col pdc. All’opera di esercizio del governo, col pdc. Ed all’opera del pd di mantenimento della maggioranza e di sostegno del governo.
Perciò, questa volta, la sua uscita dal partito, con quei parlamentari, (si noti) dopo la conclusione di tali opere (e la assicurazione di quelle future), ha rotto le intese istituzionali, oltre che col segretario del pd, col pdr e col pdc.
E ha rotto inoltre le aspettative di fedeltà ad esse, nutrite dal partito 5 st., coformativo della maggioranza parlamentare, del consiglio dei ministri, del suo sottosegretariato,
con Renzi dentro.
Ed ora nondimeno fuori con un suo partito.
Fuori da terzo estraneo e tuttavia intraneo.
Ad intaccare il colore “giallorosso” del Governo, con altro (finora oscuro).
Oltre che l’identità associativa e politica dei partiti della maggioranza parlamentare, e di quelli (gli stessi) del governo.
Ebbene
Almeno una domanda a Renzi andrebbe posta:
ha avuto consapevolezza della (assoluta) irregolarità politica e istituzionale delle sue mosse, e dei suoi effetti?
pietrodiaz