CONTE E MORO, SECONDO SCALFARI ANALOGICO E METAFORICO, MA NON SILLOGISTICO…

Poichè:

Conte è pugliese e professore di diritto, Moro fu pugliese e professore di diritto:

Conte vale Moro!

Lo ha raccontato a sé stesso Scalfari. Ma lo ha anche diffuso, a propaganda manutentiva del governo più bruto e brutale, più volgo e volgare, più analfabeta e analfabetico della storia della repubblica.

E certo non ignorando che le coppie (aggettivali) “pugliese” e “professore di diritto”, pur congiungendo analogicamente i due, se dicevano delle appartenenze regionali e accademiche, nulla dicevano, potevano dire. del valore e ruolo, individuale etico sociale politico, di ciascuno. Tanto meno storicamente.

E che quindi non permettevano (anzi vietavano) di desumerlo.

Di fatti, per assimilare i due nel valore, Scalfari si è esibito in un temerario salto acrobatico ( da quelle coppie, alla conclusione Conte è -come- Moro) , aggiungendo, alla analogia, la metafora (la figura retorica che, a differenza della precedente, non teme di assimilare termini – Conte – Moro- indipendentemente dal rapporto di interiore uguaglianza fra essi).

E lo ha fatto certo di poterne rifilare il risultato ad un uditorio supposto retoricamente suggestionabile, ingannabile. E poco è stato smentito, invero, a stare alle reazioni dei suoi lettori.

D’altro canto, si è ben guardato dal dare forma sillogistica ai suoi fantasiosi ( e faziosi) esercizi di logica e di retorica.

Perché avrebbero dovuto, essi, spudoratamente:

formulare il “termine maggiore”: tutti i pugliesi professori di diritto sono (come) Moro!

Innestargli il “termine medio”: Conte è pugliese e professore di diritto.

Farne conseguire il “termine minore”: Conte è (come) Moro!

E sebbene la conclusione sarebbe stata perfettamente logica, tuttavia il “termine maggiore” sarebbe parso falso (oltre che risibile) immediatamente. Assai prima delle figure argomentative precedenti.

Manifestamente falso, cioè senza necessità di andare a vedere, necroscopicamente, se il cadavere dell’immenso Moro, udendo il paragone a Conte, si rivoltasse nella tomba. Sarebbe bastato leggerlo, per constatarlo.

E fin da Aristotele, il sillogismo conduce al vero se è vero il “termine maggiore” ( e ad esso coeriscano il medio e il minore).

Se non, conduce al falso.

Da tale scandalosa mostra, Scalfari, ulteriormente mistificando e ingannando, si è ritratto.

Pietro Diaz

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