28.06.17

Il martirio di San Luca

A San Luca di Calabria la piccola comunità e’ fittamente legata da rapporti di parentela  affinita’ coniugalita’amicalità. E,  ove taluno sia  sospettato di ‘ndranghetismo,  tutti sono sospettati d’esso, secondo la tecnica, oramai principio,  della estensione all’insieme sociale delle caratteristiche della  parte. Una tecnica particolarmente diffusa nell’Italia meridionale,  (oggi essenzialmente) polgiudiziaria, dedita alla incolpazione degli aggregati, gruppi, formazioni, associazioni, degli insiemi sociali, mediante estensione ad essi della incolpazione del singolo (non più bastante alle voglie castigatorie  dell’incolpatrice).
Operazione assai facile, d’altronde,  quando la colpa del singolo non stia in un fatto, un atto, una azione, suoi,  ma in un carattere, uno stigma culturale,  etnico,  etico. Perché questo  non incontra limiti materiali (e, con ciò,  verificabilità materiale),  consta di  giudizi verbali, di verbalismi per lo più,   emissibili  diffondibili e applicabili  a mera discrezione della Istituzione,  interessata, anzi preposta,  alla inquisizione se non persecuzione se non eliminazione, di taluni insiemi sociali; per la ragione politica dell’esercizio del potere relativo, che nell’assoggettamento d’essi ( e delle loro parti)  trova appagamento biologico  (di Istituzione predatoria e divoratoria, la cui  pulsione  si è  giuridicizzata, fatta  diritto, legge, anzi “Giustizia”).
Ordunque.
Nel caso di San Luca di Calabria (ed in ogni altro caso di innumerevoli Comuni  del Meridione d’Italia),   lo stigma sta  nella  corrispondenza ad un “tipo”, il tipo  “mafioso” (categoria, a sua volta,   di  sottotipi altrimenti denominati: camorrista, ndranghetista etc…), che, d’altronde,  come ogni altro tipo (di Armeno di Curdo di Ebreo di Negro… la storia delle tipizzazioni persecutorie non varia) contiene  in sé  l’idea di insieme, nasce con esso, per poi aggredirlo  e disgregarlo.
Dunque “‘ndranghestista” taluno, ‘ndranghetista ognuno, nella piccola comunità di San Luca di Calabria.
Il primo effetto, della stigmatizzazione, è stato l’assalto della Istituzione  alla  democrazia comunale, alla sua facoltà  di formare rappresentanze politiche e di mandarle a governare la comunità,  “il Comune”; l’assalto alla  virtù civica  dell’ autogoverno,  mortificata:  le  rappresentanze popolari sono state sciolte (da presidente della repubblica ministro dell’Interno consiglio dei ministri prefetto, coagenti) , sostituite dal “commissario straordinario”;  il potere politico comunale è stato destituito da quello  statale, Il sentimento  stesso dell’autogoverno è stato umiliato,  spento.
Ma ciò  che è stato inflitto  alla comunità di San Luca di Calabria (originaria della  Grecia che ha dato all’umanità  la democrazia assembleare, oggi riportata all’era predemocratica), benchè tanto, è lontano  dall’essere tutto. Poiché, per conseguenza data dalle  regole della Istituzione , la comunità  è  sottoposta alla permanente minaccia di totale  espropriazione dei suoi averi ( per il solo  sospetto di ‘ndranghetismo, che l’ultimo funzionario potrebbe insinuare senza tema di smentita procedurale,  mediante   “misure di prevenzione  patrimoniali” (sequestri e confische) che l’istituzione è libera E’ inoltre  sottoposta alla minaccia di esilio o di deportazione dei suoi membri, attuabili mediante “misure di prevenzione personali” (divieti e  obblighi  di dimora, loro accessori); Ed è in fine  sottoposta alla minaccia di imprigionamento, fino alla modalità (mortale) di cui all’art. 41 bis (Ord. Pen.), per quello stesso sospetto terminologicamente variato in “imputazione”,   di “associazione di tipo ndranghetistico” (che l’ultimo funzionario potrebbe formulare,  senza tema di smentita,  in qualunque processo davanti ad altri membri della istituzione).
Insomma quella comunità, per legge dell’Italia  repubblicana che ha dato forma giudiziaria alla pratica monarchica dello sterminio militare delle popolazioni meridionali del tempo delle sommosse e insurrezioni antiunitarie,  è a rischio di sterminio civile.
Sorprende che, per le elezioni comunali  del nove giugno passato, nessuno abbia presentato candidature, o  si sia candidato al governo del Comune? Che nessuno  abbia osato porre in dubbio l’autorità politica del commissario  governativo?

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