Chi processualmente abbia un verbo, per legge e per prassi, autoprobante, il “pentito” ad esempio, poiché, tecnicamente (esentato da ogni verificazione) fabulerebbe, fabula. Egli, peraltro, va distinto da chi a quel verbo apponga suggello giudiziario, il detentore del potere di ordinanza o di sentenza (in genere di cattura e di condanna): benché abbiano in comune quanto dicano.
Ma (tale) Zuccaro, il “procuratore della Repubblica di Catania”, che detiene il potere di suggello giudiziario della fabula (cioè, nondimeno, lo jus di decidere vita e morte della umanità del meridione italiano, storicizzandola quale “di tipo mafioso” e comunque “criminale”) ha riunito le due attività, ha fabulato e suggellato ad un tempo (benché, al meno per ora, senza “provvedimenti” giudiziari, pur provvedendosi di eco nazionale, di audizioni ai più alti consessi istituzionali, di requisizione della vita pubblica, tolta ad ogni altra faccenda, al guinzaglio della sua (mentre il “ministro della giustizia”, aspirante alla segreteria “del primo partito del Paese”, “Orlando”, fabulando correlativamente, valuta che, l’accadimento, gigantesco illecito sociale, non integrerebbe illecito disciplinare…).
Così, fabulando in proprio, senza pentiti od altri “informatori”, solo autoreferente ed autosuggellante, si e’ messo a prospettare collusioni fra ONG (organizzazioni non governative di soccorso in mare di migranti) e “trafficanti di esseri umani”:
simulando il sofisma “concausale” per cui, in mancanza di soccorritori, “i trafficanti” avrebbero meno seguito, ma in effetti ruminando che le ONG dovrebbero sparire dal mare mediterraneo o starci come forze (complementari) di affondamento dei migranti o, almeno, (così ha detto…) con la polizia giudiziaria (polgiudiziarismo ossessivo); e ben dissimulando che è il soccorso a disturbare il procuratore della Repubblica (la quale tuttavia lo ha costituzionalizzato…).
In effetti, con quell’appellativo, di conio polgiudiziario in assetto criminologico, e’ stato licenziato, anzi imposto, il mancato soccorso del navigante in pericolo. O il suo affondamento. O il suo ricacciamento nelle guerre le carestie le brutalità le infamie le inumanità dei sistemi politici donde fuggisse. Benchè ciò implichi che proprio i sistemi politici dove andasse, ve lo riassoggetterebbero…. Implichi, cioè, intelligenze politiche, corrispondenze culturali, fra i sistemi.
Perché il trasporto del migrante, detto “traffico…” (benchè, retribuito o no, organizzato o no, comunque aiuti fuggitivi a fuggire), è criminalizzato per via del suo impigliarsi nelle maglie incarceratorie delle “turconapolitanobossifiniberlusconi” (il ferale corpo politico razzisticamente antimigrante, sorto dalla continuità legislativa fra “comunisti” e neofascisti d’ogni risma, nell’ultimo ventennio del secolo scorso). Ed egli stesso, migrante (comunque) volontario, oggetto del “traffico” diviene “reato” o “corpo del reato”, illecito nella persona ( e, quindi, disperdibile senza remora e rammarico).
Quindi, costui, si e’ posto a fabulare di collusioni tra ONG e “trafficanti…”, prontamente sfruttando l’accostamento semantico dei due termini (che, appunto, permette al secondo al primo di tramettere il proprio stigma incriminatorio), secondo la tecnica della estensione, per accostamento, del termine insano al termine sano. Tecnica ampiamente sperimentata in materia di “mafia” da “l’antimafia” dei distretti giudiziari meridionali italiani (tipologicamente unici nella UE, più feroci di taluni africani, d’altronde geopoliticamente contigui). Particolarmente dal suo.
E inoltre sfruttando l’occasione per ristatalizzare i rapporti del Paese con quei fuggitivi (secondo lui, fervente “servitore dello Stato”) indebitamente ingeriti dalle Organizzazioni non governative. Cioè, per ripristinare il monopolio dello Stato nel trattamento dei migranti, così che, se dovesse essere benefico, lo fosse quale eccezione al malefico.
E si e’ posto a fabulare, inoltre, delle suddette collusioni (apprese, dice, “da fonti “inutilizzabili”, che tuttavia utilizza …incongruenza tipica della fabula, ma particolarmente inquietante in colui che, così fatto cognitivamente, impartì ergastoli agli accusati della “strage di Capaci”), che, aggiunge, destabilizzerebbero “l’economia pubblica”.
Con cio’, dando fondo all’ultima giustificazione delle campagne “antimafia” belligeranti in forma giudiziaria sulla mafia (dacché avrebbe cessato d’essere omicida ed estortiva, e iniziato ad essere imprenditoriale), da tempo condotte contro il capitalismo meridionale (benchè, se mai contenesse mafiosi, sarebbe potentemente rieducativo, e reintegrativo, d’essi, ai più tipici valori della società “legale”… ), appunto a difesa della “economia pubblica” (cioè, analogamente: la salute pubblica assalita dalle carestie e dalle pesti arrecate dalle stregonerie del basso medioevo; la sua difesa a giustificazione dei roghi penali che le arsero). Ma, in effetti, a prò del capitalismo dichiaratamente o presumibilmente “antimafia”; particolarmente quello generato dalle confische dei beni dell’altro, acquisito per eliminazione criminologica e giudiziaria del suoi titolari e loro prossimi e redistribuito “egualitariamente” (cioè con metodo stalinista, talora acclamato da alcuni strepiti del giustizialismo politico), da una istituzione sempre più ovunque politicante, governante sopra o al posto o contro quelle deputate, occupante la formazione la informazione la opinione pubbliche, inculturante “ legalità”(la sua) dalla quale impera (con la corrività e complicità e sudditanza della istituzione legislativa, che totalmente incapace di politica alternativa, le si accoda).
Onde, che Zuccaro, governatore di una provincia dell’impero giudiziario, ebbro di divismo, reputi di potere comunicare alla nazione, estatico, l’ultimo suo onirismo, non è follia, consegue. D’altronde, ha detto di sentirsi pari di ” Falcone e Borsellino” (senza tema di smitizzarli).
E non sorprenderebbe se, ai dubbiosi, offrisse il verbo di un “pentito”, sulle intese fra ONG e trafficanti; o se, per insidiarle, arrestasse un migrante qualsiasi sul natante qualsiasi, quale “scafista” (lo ha fatto, ultimamente…).
D’altronde, ha dalla sua la presidenza di una Camera del parlamento italiano, in persona di (tal) Di Maio, il quale, sbandierando di fronte alla nazione “ la parola del procuratore della repubblica di Catania” (con ciò temerariamente deciso ad attestare quale possa essere il livello cognitivo delle “terze cariche dello Stato”), vuole una legge che renda “utilizzabile” l’inutilizzabile, vuole l’assurdo.
E ha dalla sua l’aspirante alla segreteria del Partito Democratico, “ministro della giustizia”, “Orlando”, che ha promesso “aggiustamenti tecnici” della “inutilizzabilità’”, cioè la truccatura dell’assurdo. Ma si ignora a quale titolo, essendo, l’or detto, funzionario governativo non legislativo, benchè toccato dal lamento che, il titolo, vorrebbe conferirglielo: “sono stato lasciato solo da un esecutivo che vuole che non indaghi”(ribadendo, peraltro, l’ignoranza della competenza funzionale in materia). Come dalla assicurazione che, sebbene illogica, lo ha persuaso: “Non posso formulare accuse perché non ho le prove se le avrò lo farò, anzi datemi la possibilita’ di ottenere le prove”. Come dalla rivendicazione che, sebbene assurda, lo ha convinto: “Denuncio un fenomeno altrimenti sarei complice” . Come dalla insinuazione che, sebbene disonesta e tossica, lo ha avvinto ” le ONG sono complici volontari degli scafisti? Sono un corridoio umanitario organizzato…tra gli addetti alle ONG ci sarebbero profili non collimanti con quelli dei filantropi….”.
E’ verosimile, anche ad auspicio di nuova forma istituzionale, della relazione fra il parlamento il governo e un procuratore, della repubblica.
Pietro Diaz