9.04.17

Puttinate

Trump, bombardando la Siria di Assad, ha attaccato uno stato sovrano.
Lo diffonde Putin, con sdegno, poiché, dice, teme che si indebolisca militarmente la guerra, condotta da Assad, a IS (“stato islamico”), che egli denomina un aggregato  terrorista.
Eppure IS si ritiene e si proclama, ed è ritenuto e appellato, “stato sovrano”. D’altro canto,  il terrore che sparge Assad, fra i conterranei per di più, è di gran lunga più massivo e distruttivo di quello sparso da IS (la Siria, dopo la sua “cura”, ha cessato di esistere, come popolo  territorio ordinamento giuridico  Stato – secondo la nozione-) .
Eppure Putin dogmatizza:
gli aggregati terroristi sono astatali e asovrani; gli aggragati statali e sovrani non sono terroristi (né potrebbero esserlo).
Ciò, sebbene gli uni e gli altri si equivalgano, nello spargimento del terrore.
E lo fa benché egli, a capo di uno stato sovrano e terrorista (in Cecenia, Georgia, Crimea, nella repressione omicida della opposizione politica, con la furia dell’agente dei Servizi incredibilmente  a capo di uno “stato sovrano”), incarni la smentita del suo assunto.

(poc)urbanocairo

Intervistato in occasione del convegno dei “cinque stelle” a Ivrea‎:
mai intervenuto nei programmi di La7, interverrei solo nel caso di diffamazione delle persone.
Il patron del canale televisivo non ne segue evidentemente i telegiornali, le parti che essi riservano alla cronaca giudiziaria, di accadimenti penali ancora non giudicati, dove la diffamazione dei coinvolti è costitutiva  e intrinseca (quanto illecita benché prassica).
Oppure li segue, i telegiornali diffamatori, ma non coglie che lo sono. Il che implica che é un diffamato‎re naturale (come tutti i patron di tutti gli altri canali televisivi pubblici o privati, d’altronde, i tenutari dei siti del neocannibalismo sociale per “diritto di cronaca”).
Cairo, inoltre, non segue i suoi talk show, dove gli ospiti d’onore di conduttori penalomani e cortigiani (per tutti il sardo Floris), sono magistrati del genere di Davigo, diffamatori professionali, prima che di singoli indagati, ‎dell’indagando intero popolo italiano, giacché, dicono, fatto di “colpevoli non ancora scoperti”.
Oppure, se li segue, non ha contezza neppur minima della loro nefandezza, e della necessità mediatica, prima che etica, di sopprimerli.

Arnaldo Otegi

Il leader dell’Eta politica, intervistato sulla consegna, al governo spagnolo, dalla Organizzazione, ‎degli arsenali detenuti al confine con la Francia:
segno di una sconfitta? Per nulla. Abbiamo ripetutamente agito, fino ad oggi, perché accadesse. Fummo costantemente impediti  dal governo spagnolo, che aveva politicamente bisogno del proprio (istituzionale e sociale) “antiterrorismo”. Cioè del nostro “terrorismo”, per sopravvivere.
Quel governo, peraltro, ha avuto un solo schema mentale e comportamentale, culturale: la vittoria o la sconfitta. Quindi, nulla condanno della nostra passata lotta armata e  rivendico che la abbiamo fatta.
Istruttivo il richiamo, dal celebre combattente politico, della coppia polemica “antiterrorismo-terrorismo”, quale criterio per illustrare il metodo della costituzione ‎e della conservazione dei poteri autoritari o dittatoriali o totalitari, comunque polizieschi, degli “stati di polizia”. Poteri contro il popolo, pur se non dissenziente.
Tanto più istruttivo, quando la coppia sia usata per decifrare la natura di ogni potere che se ne avvalesse: ad esempio, del potere esecutivolegislativogiudiziario (dopo il primo ventennio, dai passati  “anni novanta”,  “più accentuato a destra”), indistinto, italiano.

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