1.10.16

“Giustizia” ereditaria

La Muraro era stata intercettata casualmente mentre conversava serenamente anni addietro ‎e la conversazione era stata accantonata, con altre di quella tornata di impudente voyeraggio degli affari altrui,  perché irrilevante giudiziariamente.
Dopo la nomina ad assessore dal sindaco di Roma Raggi, quella conversazione era stata anamnesticamente riascoltata, dagli inquirenti all’accatto di materia prima da elaborare giudiziariamente; ed essendo parso che potesse nutrire l'”ipotesi investigativa” (oramai sinistra quanto logora locuzione della polmagistratura, nella cui mentalità, peraltro, un’ipotesi è un assioma, per la incursione devastatrice nella vita della gente) del  reato di abuso d’ufficio (il piede di porco della ordetta per penetrare nell’agone politico ed amministrativo, espellere, per lo piu’ imprigionando, le rappresentanze delle volontà delle comunità locali, spesso anche centrali,  e prenderne il posto), hanno iscritto l’assessore “nel registro degli indagati”.
Ora è chiaro perché, la polmagistratura, sta per abolire (quel che resta del) le prescrizioni del reato: per potere tramandare ai successori, ove gli operatori attuali andassero in quiescenza (la più tarda, di tutti “i lavoratori”, giacché, come è noto, “il potere logora chi non c’è l’ha”), materia prima per una inesauribile capitalizzazione giudiziaria, prospera di vittorie col più gran numero di vittime, di incalcolabili bottini, ed eterna.

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