Vox juris, vox populi

«Caro Saviano, il reo che ha pagato ha diritto a rifarsi una vita»

Posted on 17 gennaio 2015 by Maria Brucale in Polemiche with 14 Comments

Scrive su Facebook Roberto Saviano all’indomani della scarcerazione dei fratelli Di Lauro, Ciro e Vincenzo, figli di Paolo Di Lauro, detenuto al 41 bis, detto «Ciruzzo ’o milionario»: «Mi domando come Napoli li avrà accolti. Qualcuno avrà tappezzato la città di manifesti come quelli  che circolavano quando andò in onda Gomorra La Serie ? A Scampia ci saranno state riunioni e manifesti come quelli che furono fatti contro di me?».

Vede, caro Saviano, è un dato di fatto che Gomorra abbia reso al mondo solo un’immagine di degrado e di orrore di Scampia, tracciata anche sulle tinte tragiche di atti di indagine (spesso tradotti in condanne, talvolta non) e di atti processuali. E’ comprensibile che gli abitanti di quel quartiere si dolgano di una pubblicità negativa che si rinnova e raggiunge sempre un maggior numero di persone abbattendo la volontà, l’aspirazione di pochi o di molti, di cancellare le stimmate e rialzare la testa.

Umanamente comprensibile che venga stigmatizzata la circostanza, dato di fatto anch’essa, dei guadagni che originano dalla produzione della serie e che non si traducono in alcun giovamento per la realtà dolente di Secondigliano. Nessun reato nel guadagnare del proprio lavoro. Però, Saviano, Napoli non è Gomorra e rattrista il paragone tra le reazioni della gente – di alcuni – alla notizia della tua nuova serie e quelle alla scarcerazione di due persone che, per quanto evocativo sia il cognome che portano, hanno espiato per intero la condanna loro inflitta.

Una condanna pesante per un reato grave, associazione di stampo camorristico, ma una condanna patita per intero, senza progressione né opportunità trattamentali, senza sconti. La legge pretende che queste persone siano uscite dal carcere libere, anche dal pregiudizio. La Costituzione lo pretende. Sul punto si è pronunciata di recente la Corte di Cassazione che, con sentenza 475 del 2015, ha evidenziato la forza diffamatoria connaturata all’appellativo di “pregiudicato”- pur usato attestando il vero – ed ha richiamato «l’esigenza, sancita dagli artt. 2 e 3 della Costituzione, di evitare che il cittadino che si trovi nella condizione personale e sociale di persona processata e/o condannata divenga, in maniera indenne, perenne bersaglio del discredito dei consociati».

Oggi per la legge Ciro e Vincenzo sono due uomini liberi. Hanno pagato il prezzo, hanno scontato la loro pena. Il carattere permanente dei reati associativi, la presunzione di una diuturna immanenza della partecipazione sodale da cui discende la convinzione pedissequa che chi nasce mafioso muore mafioso, non può coesistere con lo Stato di diritto. La proiezione di chi giudica un imputato deve essere lucidamente e pragmaticamente orientata alla congruità della sanzione nell’ottica della scarcerazione e della rieducazione.

Chi ha giudicato i fratelli Di Lauro ha dato un tempo alla loro pena. Un tempo lungo durante il quale la presenza nella società del detenuto si è sospesa insinuandosi una condizione, la carcerazione, che diviene perno e direzione della vita non solo del ristretto ma anche della sua famiglia e suddivide i giorni in pacchi di vestiario e di alimenti, viaggi per destinazioni lontane dalla propria casa, visite di colloquio, vaglia postali, ricezione di telefonate, spese legali.

Una condizione, la carcerazione, che è in sé mutilazione di vita, frattura di rapporti, interruzione di ogni attività lavorativa, esclusione. Chi è stato in carcere per molti anni, anche se si chiama Di Lauro, ha il diritto all’oblio, a una speranza di ricostruzione, di restituzione alla società. In assenza di tale proiezione benevola, la pena, qualunque pena, perde il suo senso, mutila la sua essenza, non ha ragione di esistere.

 

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Roberto Saviano

Roberto Saviano sui fratelli Di Lauro

14 thoughts on “«Caro Saviano, il reo che ha pagato ha diritto a rifarsi una vita»”

Prialo 17 gennaio 2015 at 16:26

Un reo che ha pagato ha diritto di rifarsi una vita???” O bella, ma quando mai in questa Italia di pulcinella un reo paga veramente per i reati che ha commesso? La giustizia italiana è capace solo di irrogare pene ridicole, del tutto insufficienti per l’entità del crimine commesso, che offendono ancora le povere vittime. Altro che pagare!

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Tepozzino 17 gennaio 2015 at 19:39

Hai ragione pienamente ragione. La giustizia è ridicola. Spesso il colpevole ha la fondata sensazione di essere un capro espiatorio. Tutti i malviventi liberi e solo a me mi condannate? Propongo la decimazione. A chi tocca nun se ingrugna. Tra l’altro avremmo processi rapidi e carceri vuote.

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Prialo 17 gennaio 2015 at 20:19

No la decimazione non assolutamente necessaria, basta escludere tutti i cavilli che le difese mettono in campo al solo fine di salvare i loro clienti malfattori. Si snellirebbero i processi e molti colpevoli andrebbero a finire si meritano: in carcere.

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Tepozzino 17 gennaio 2015 at 22:03

Sarebbe utile dato che a parole lei sembra credere nel processo che chiarisse cosa intende per cavilli. Mi sembra di ricordare che in precedenti interventi lei ritenesse che anche l’esercizio del diritto di difesa fosse una sorta di favoreggiamento. Ma come si concilia questa sua fede se è già convinto della colpevolezza di Bossetti? Guardi che se ci riflette la decimazione mensile è molto più giusta del sistema attuale dove il processo raggiunge il “quarto grado” definitivo prima ancora di cominciare.

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spago 19 gennaio 2015 at 13:36

lei vuole una pena perenne, vuole vendetta, ma uno stato civile ammette che una persona, che pure ha commesso dei reati, pagata la sua pena possa vivere in pace. Questa concezione è umana, civile e utile, perchè mirando a reintegrare mira ad evitare nuova delinquenza, la sua concezione è barbara e feroce, e dannosa, perchè crea solo una società più insicura e violenta. Inoltre per lei un cognome, una famiglia, una storia, sono una condanna senza appello, come se la persona potesse emanciparsi, cambiare, o almeno ritirarsi da quel tipo di vita. Insomma oltre che barbara è anche un’idea profondamente disperata e disperante. Per fortuna ci sono innumerevoli esempi che le cose non stanno così: e guardi per esempio alle vicende dei radicali.

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Maria Auriemma 17 gennaio 2015 at 17:17

I Di Lauro, una famiglia di feroci delinquenti. Il padre, Paolo, creatore di squadre di criminali- che continuano attualmente a spacciare imperterriti, 24 ore su 24 – ha messo al mondo 10 figli con le sue stesse attitudini assassine. Uno dei rampolli, Cosimo , ha fatto uccidere ( e ha ucciso personalmente , anche se ha fatto sparire le prove, da tipico delinquente incallito)decine di avversari “scissionisti” . Il rione dei fiori, a Napoli, é il territorio dove questo cognome detta legge e continua a ispirare terrore nei commercianti vessati dal pizzo e nella maggioranza degli onesti cittadini ivi residenti. L’altro erede di questa schifosa, maledetta famiglia, Marco, continua a imporre la violenza nei rioni settentrionali della bella e disgraziata cittá di Napoli, nonostante sia latitante da molti anni. E l’autrice del suddetto articolo, signora Brucale, ha la spudoratezza di scrivere : “chi é stato in carcere, anche se si chiama Di Lauro, …ha il diritto all’oblio…la carcerazione é mutilazione di vita(Dopo AVER ANNIENTATO PER SEMPRE LA VITA DEGLI ALTRI!), frattura di rapporti (DOPO AVER DISTRUTTO GLI AFFETTI ED I RAPPORTI TRA I COMPONENTI DELLE FAMIGLIE DELLE VITTIME !)Interruzione di ogni attivitá lavorativa( cioé SPACCIO ED OMICIDI quotidianamente!), esclusione( DAL MONDO DEL CRIMINE ! ) . E come edificante ed angelica conclusione, scrive ancora: ” ..qualunque pena..non ha ragione di esistere ” . Signora Brucale, rifacendomi a Crozza-Bergoglio che dialoga con l’egocentrico Renzi, le chiedo : Lei consuma abitualmente stupefacenti ?

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Tepozzino 17 gennaio 2015 at 19:28

Oi Marì Oi Marì nun tieni ‘n’ora e pace, a notte faci juorno, sempe pe’ sta cca tuorno. ..

Davvero, ma che hai un filo diretto col casellario giudiziario? O travagli nella redazione del fatto quotidiano?

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Prialo 17 gennaio 2015 at 20:22

Purtroppo, cortese Auriemma,

queste sue precise ed esaurtienti spiegazioni non serviranno a convincere i numerosi salva-delinquenti che pasciono bellamente in Italia.

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giovanni 17 gennaio 2015 at 19:35

Condivido la prima parte dell’articolo, Saviano non mi sta per niente simpatico, uno che cerca in ogni modo di nascondere (riuscendoci poco e male) dietro una montagna di chiacchiere il profondo odio che nutre nei confronti della sua città, il primo ad aver speculato senza ritegno arricchendosi nel diffondere un’immagine di Napoli che rispondesse esattamente ai peggiori pregiudizi diffusi nel resto d’italia infangando un popolo intero. Incapace o forse scientemente disinteressato, di evidenziare il positivo che in una realtà come quella meridionale vale mille volte più che in altre realtà. Non ha fatto certamente bene né alla città, né a tutte quelle persone impegnate quotidianamente a loro rischio e pericolo in una lotta impari, contro la criminalità organizzata e contro uno stato che, proprio come il nostro eroe è capace solo di impartire lezioni da un pulpito non certo degno di tale compito, standosene arroccato nella sua inespugnabile fortezza. Quest’uomo non può lamentarsi dei manifesti contro la serie televisiva di cui è sponsor realizzata sulla pelle dei napoletani. Per quanto riguarda il resto, siamo d’accordo che chi ha pagato il suo debito con la giustizia debba avere la possibilità di redimersi e iniziare una nuova esistenza, ma in questo caso, abbiamo ben presente di chi stiamo parlando? Lei immagina davvero che questa gente, che ha eletto la violenza, la sopraffazione e la prepotenza a filosofia di vita, che per generazioni ha fatto del raggiungimento dei propri scopi con qualsiasi mezzo una religione, venga folgorata sulla via di Damasco e come per miracolo intraprenda una nuova esperienza esistenziale? Il danno che hanno provocato questi “signori” è talmente smisurato che non può esistere pena proporzionata a compensare i danneggiati e andrebbero rinchiusi per l’eternità e dimenticati.

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yvonne 17 gennaio 2015 at 19:39

Maria , io nel mio piccolo ti dico ..sei una grande …sei una persona prima e un avvocato dopo che con passione difende il diritto ad avere diritti ….sai essere garantista in un paese ove la maggioranza è composta da giustizialisti …spesso tali perché assai poco informati sul diritto …la legge non è la scomoda vendetta dei privati…. Aldo Moro nel 1976, in una lezione universitaria, invitava a questa riflessione: «La pena non è la passionale e smodata vendetta dei privati: è la risposta calibrata dell’ordinamento giuridico e, quindi, ha tutta la misura propria degli interventi del potere sociale, che non possono abbandonarsi ad istinti di reazione e di vendetta, ma devono essere pacatamente commisurati alla necessità, rigorosamente alla necessità, di dare al reato una risposta quale si esprime in una pena giusta». Per questo Maria non ti sconfortare lascia scivolare le loro insinuazioni sui binari della tua più completa indifferenza lasciandoli cosi perseverare nel loro grave stato di ignoranza ….

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VINCENZO FEDELE 18 gennaio 2015 at 2:13

Condivido in pieno il contenuto dell’articolo ed il coraggio di Maria Brucale a scriverlo ed al Direttore di pubblicarlo andando senza timore contro corrente in un mondo che si pasce del Saviano-pensiero e del politicamente corretto. Tralascio la parte relativa a Saviano, che condivido comunque in pieno e, per quanto attiene la seconda parte, anche con riferimento a quanto scritto dal Sig. Auriemma sottolineo che se la “famiglia” Di Lauro delinque, deve essere lo Stato a penalizzarla secondo la Legge. Lo Stato ha inflitto una pena a questi signori. L’hanno scontata per intero e sono ritornati in libertà. Se torneranno a delinquere la Legge dovrà essere applicata. Sono certo che saranno “attenzionati” come si usa dire, dalle forze dell’ordine che devono garantire il vivere civile a tutti, ma la Costituzione non si può applicare a seconda dei propri orientamenti e dei propri comodi. Criminalizzare una intera città una intera Regione, l’intero meridione, perchè lo Stato in molti casi risulta latitante, non è un bello spettacolo. A Scampia si cerca in tutti i modi di tornare ad essere una cittadina “normale”. Tante sono le iniziative, a livello culturale, sportivo, di volontariato, ecc. Eppure il marchio viene esaltato ogni volta che se ne ha la possibilità, con ricadute negative, anche a livello internazionale che non sono assolutamente accettabili.

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Maria Auriemma 18 gennaio 2015 at 12:39

Ma dove ha letto che io criminalizzo l’intero Meridione o la bellissima cittá di Napoli? In precedenti commenti ho scritto che i guai del Meridione sono iniziati con la criminale occupazione sabauda. Oggi molti Italiani sanno che prima del 1861 non esisteva alcuna “questione meridionale” ; che , prima di quella invasione, ad emigrare in massa erano soltanto i polentoni ; che le finanze del regno borbonico erano floride mentre quelle del regno sabaudo erano disastrose e quelle della Lombardia austriaca erano , a dir poco, precarie. Che Pino Aprile (“Terroni”) ha scritto un libro encomiabile e ben documentato. L’articolo della Brucale riguarda la scarcerazione dei fratelli delinquenti Di Lauro ed il commento di Saviano. Io ho criticato il “buonismo stupefacente” della Brucale , sottolineando i crimini vergognosi, che continuano anche in queste ore, dell’ignobile famiglia DiLauro, che non é Napoli , né tantomeno può essere considerata il simbolo del Meridione . Saviano merita un’ovazione da parte di tutti gli Italiani, e soprattutto dai Meridionali, per il coraggio evidenziato nella denuncia dei crimini camorristi(“Gomorra”), per le drammatiche conseguenze che le minacce dei delinquenti hanno provocato sulla sua quotidiana esistenza, per aver denunciato la catastrofe del territorio campano, avvelenato dalle scorie micidiali (spesso provenienti dalle industrie della “civile” Padania) fatte sotterrare dalle schifose famiglie camorriste, di cui i Di Lauro sono un tipico, orrendo esempio. Scorie che continuano ad uccidere attualmente decine di individui, tra cui molti bambini. Se non fosse stato Saviano ad alzare il velo su questo enorme crimine, da chi avremmo potuto aspettarci una reazione? Dai comuni cittadini campani, indifesi ed oppressi dal terrore camorrista o dai politici corrotti e conniventi, sempre difesi da Sansonetti e dai suoi giornalisti garantisti?

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pietro diaz 18 gennaio 2015 at 13:31

Se non si erra, i Di Lauro furono condannati per delitto di associazione di tipo mafioso di specie camorristica, non di omicidio o di “spaccio” o di “pizzo” o d’altro reato non “associativo” (contrariamente a quanto prospetta un commento, sopra).

E, se non si erra, il reato associativo sorge dallo “stralcio” di una (delle tante) “formazioni sociali” (art 2 cost) della popolazione di un territorio, dallo stralcio di una parte di questa popolazione, cioè di una parte di popolo, appellandola rea per “degrado” e “orrore”, e incarcerandola (per ciò).

Ora, dato che la condizione di quella (di ogni) parte di popolo sarebbe condizione dello Stato cui pertiene, si potrebbe domandare:

è per effetto d’essa che lo Stato, benchè Pubblica Amministrazione obbligata a trasformarla e risolverla sociopoliticamente, la attacca militarmente e la imprigiona (finchè marcisca)?

Ed è ancora per effetto d’essa che, quella amministrazione, ha così numerosi adepti e propagandisti (i più fanatici, “uscenti” dalla “formazione sociale” stralciata)?

E poiché essa, Amministrazione, nella sua attività , non si limita alla (anzi non ha mai solo la) forma associativa, ma avanza bellicosamente verso quella non associativa, in azioni, offensive come altrettanti delitti, di ogni specie, si potrebbe domandare:

il degrado e l’orrore, suoi, e dei suoi adepti e propagandisti, sopravanzano quelli di Scampia o di Secondigliano?

Tanto più perchè, attaccando, ipocritamente, Queste, come fossero (e perchè paressero) altro da sé, dissimulano tragedicamente (caproespiatoriamente) che sono sè?

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Giovanni Maria Arouet 18 gennaio 2015 at 18:28

Egregio signor Diaz, il suo commento le sue argomentazioni mi suscitano, nel contempo, disappunto e disgusto. Fin dall’incipit, appare evidente che il suo intervento miri a sminuire le colpe, ad assolvere e quindi a proteggere i due ceffi pregiudicati , da anni villeggianti con”pigiami a strisce”( abbigliamento dei criminali carcerati, in illo tempore..) .Detti raffinati gentiluomini,se non si erra sarebbero stati condannati, a suo avviso, soltanto ” per DELITTO DI ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO DI SPECIE CAMORRISTICA e non di omicidio o di spaccio o di pizzo…” Come se, se non si erra, essere associati alla camorra escludesse il coinvolgimento in omicidi, spaccio e pizzo e prevedesse esclusivamente, come attestato dallo statuto della predetta caritatevole associazione benefattrice, il volontariato a favore di anziani, non vedenti, diseredati e malati terminali. Signor Diaz, chi vive a Napoli ( io ci vado spesso, per motivi di lavoro), soprattutto in certe zone, sa che il rione dei fiori, in seguito anche alla continua sistematica attività criminale di tutti i De Lauro (padre e 10 figli ) e del loro feroce clan, ha cambiato da tempo denominazione , essendo designato come RIONE TERZO MONDO, territorio in cui vige , “grazie” ai Di Lauro, la pena di morte, il pizzo, lo spaccio h24, insomma il TERRORE,imposto attualmente dal latitante MARCO DI LAURO ; “se non si erra”, fratello benemerito dei due pregiudicati in attesa di libertà. Non soddisfatto della semi-assoluzione dispensata ai due samaritani, lei si esibisce con argomentazioni socio-filosofiche per continuare a patrocinare i diritti e le presunte ragioni dei suoi due mansueti giovanotti “…se non si erra, il reato associativo sorge dallo stralcio di una delle tante FORMAZIONI SOCIALI..di una parte di questa popolazione….appellandola rea per degrado..e incarcerandola per ciò”.Da questo linguaggio volutamente e furbescamente ambiguo emerge la minimizzazione (soltanto.. rea per “degrado”) degli ENORMI DELITTI commessi da pregiudicati appartenenti ad UNA FAMIGLIA DI DELINQUENTI FEROCI CHE, DA DECENNI, UCCIDE INNOCENTI CITTADINI, MINACCIA E FERISCE COLORO CHE NON VOGLIONO SUBIRE LA LORO PREPOTENZA, PROVOCA PATOLOGIE INCURABILI IN ADULTI E BAMBINI , COSTRETTI AD ASSORBIRE I VELENI SOTTERRATI DAL CLAN DI LAURO. Addirittura , dagli equivoci lessemi da lei utilizzati, traspare quasi il suo “candido” stupore per la condanna al carcere comminata dallo Stato ai due suindicati personaggi , responsabili di associazione criminale e che, invece,come forse a lei piacerebbe, magari come consigliori attovagliato, dovrebbero essere festeggiati in qualche celebre ristorante partenopeo, affinchè congiunti e sodali non latitanti potessero omaggiarli per le loro eroiche gesta e per lo scampato pericolo. Non contento, si impegna in ardite analisi comparative ,di carattere socio-filosofico,sottolineando l’inscindibile simbiosi “Stato-Società-camorra”, emersa realmente, talvolta,in passato, nonostante tale magmatica coincidenza sia stata , da alcuni decenni, smentita da una folta schiera di martiri , vittime della camorra, provenienti da disparati ceti sociali , magistratura, forze dell’ordine e giornalismo.Ricordo soltanto alcuni eroi , tra i tanti assassinati da quella che lei definisce equivocamente “associazione sociale ..rea di degrado” : SIMONETTA LAMBERTI, GIUSEPPE SALVIA, ANTONIO AMMATURO, PASQUALE PAOLA, FRANCO IMPOSIMATO, GIANCARLO SIANI, DOMENICO NOVIELLO, ANGELO VASSALLO e, non ultimo, ma per fortuna vivo e vegeto,il coraggioso giornalista-scrittore ROIBERTO SAVIANO., che a rischio della propria vita, continua ad opporsi individualmente e coraggiosamente al terrorismo camorrista, denunciandone quotidianamente, con i suoi scritti, misfatti e delitti che opprimono le indifese popolazioni campane(ed italiane). La succitata schiera di eroi , vittime del crimine camorrista, smentisce la sua volutamente ambigua analisi che mira ad assolvere i Di Lauro con l’assurda giustificazione che Società , camorra e Stato siano SEMPRE coincidenti.

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