24.03.13

Alle Fosse Ardeatine, accanto a Napolitano che officia solennemente, compare il faccione,  da massaro mai inappetente, del neo presidente del senato procuratore nazionale antimafia, “Grasso”, che si offre “generosamente” al rito in ricordo dell’eccidio nazifascista di 335 innocenti…
335 è anche l’articolo, del  codice di procedura penale, che custodisce, da oltre vent’anni, la lista, allungata a dismisura dalla procura del suddetto, per la iscrizione seriale dei nomi degli innocenti e dei (pochi) “colpevoli” (di mali ben minori, tuttavia, di quelli che l’iscrizione gli riserva), destinati  all’eccidio giudiziario allestito dalla unione italiana dei legislatori e dei magistrati penali…
la posizione esatta del predetto, dalla parte dei perpetratori, nella storia degli eccidi, oltre al simbolismo dei numeri, è sfuggita, è da supporre,  al presidente della repubblica…

Chi avesse pensato che, in base alle convenzioni (non più che) scolastiche sulla ironia, la (efficace) esclamazione di Bersani: “…siamo mica qui a smacchiare il giaguaro…”,  screditasse il fare inutile, esortasse al fare utile, non avrebbe tenuto in conto che, dopo la ventennale politica generale della dissoluzione mentale, le convenzioni retoriche erano estinte, che i percettori dei detti avevano perso la capacità di oltrepassarne la lettera, che erano ridivenuti analfabeti della retorica e non più che alfabeti della comunicazione sociale…
così gli “osservatori politici” hanno potuto lodare il predetto, che, sconfiggendo politicamente  taluno, “aveva smacchiato il giaguaro” (realizzato l’impossibile)…
ovviamente, neppure sospettando di denigrarlo, secondo l’ironia di quella figura retorica…

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