Una ragazza di 32 anni, ucraina, si è suicidata il 16 aprile in un commissariato di Trieste.

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Una ragazza di 32 anni, ucraina, si è suicidata il 16 aprile in un commissariato di Trieste. Le indagini hanno scoperto che l’ufficio del dirigente Carlo Biffi era un altare al Duce. Ora è indagato.
Sta assumendo aspetti più che inquietanti, anzi decisamente preoccupanti, quanto sta emergendo in Friuli in relazione alla morte di una giovane ucraina, Alina Bonar Diachuk. Alina, 32 anni, si è suicidata infilando il collo dentro un cappio che aveva appeso al termosifone della cella in cui era stata rinchiusa due giorni prima, nel commissariato di villa Opicina, a Trieste.
All’inizio la storia sembrava doversi risolvere in un triste caso di suicidio. Ma presto – anche grazie all’imepgno dei giornali locali e dei mediattivisti – hanno cominciato ad emergere particolari poco chiari. Il primo: Alina non doveva essere lì. La ragazza, accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, era stata scarcerata il 14 aprile dopo aver patteggiato. Che ci faceva allora, due giorni dopo, in una cella del commissariato? E che cosa era accaduto in quelle 48 ore? La ragazza dopo al sentenza era stata prelevata da una pattuglia della polizia, guidata da Carlo Biffi.
Da lì sono partite le indagini. Ed è stato subito chiaro che in quel Commissariato c’era qualcosa che non andava. Tanto che ora Biffi è indagato per omicidio colposo e sequestro di persona.
Le perquisizioni nell’ufficio di Biffi hanno portato alla luce una realtà spaventosa: non solo una cinquantina di altri fascicoli riguardanti immigrati che erano stati detenuti nel tempo dentro al cimmissariato senza alcuna copertura giudiziaria. Ma un cartello con su scritto “ufficio epurazione” – invece di ufficio immigrazione – on sopra la foto di Mussolini.
Insomma, l’ufficio della questura era un vero “altarino” alla ideologia fascista. E di lì dovevano passare gli immigrati. Chissà se Alina sapeva dove era finita.
Lo stesso materiale è stato trovato anche a casa di Biffi. Incredibilmente, di fronte a questi dati di fatto che certo non rendono onore al dirigente di una questura, l’Associazione funzionari di polizia ha espresso “solidarietà” a Biffi. E ha invitato la stampa a non associarlo all’estrema destra, visto che a casa sua è stato trovato anche materiale diu “estrema sinistra”. probabilmente l’Associazione si riferisce al fatto che tra vari testi antisemiti (come i “classici” “Mein Kampf” e “La Difesa della razza”) è stato trovato anche il libro di Karl Marx “La questione ebraica”. Insomma, materiale di estrema sinistra…
Negli stessi giorni Paolo Polidori, consigliere regionale della Lega, durante il congresso della Lega aveva pronunciato un intervento smaccatamente antisemita: “La crisi – ha detto – è determinata dal potere finanziario modniale, che è in mano a un sistema giudaico-massone”.
“Sono allibito e furibondo allo stesso tempo – commenta Roberto Antonaz, consigliere regionale di Rifondazione – perché i diritti delle persone vengono violati dagli alti ddirigenti: Biffi è vicequestore. Il numero due della questura. Serve un’inchiesta che proti al totale rinnovamento della questura triestina. Perché dubito che l’orientamento del vicequestore non fosse noto a chi lavorava con lui”. Il gruppo di Rifondazione ha presentato un’interrogazione in regione sulla vicenda.
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