La Cassazione contro Luigi Tosti “Rimuovete il giudice anti-crocifisso”

Il Pg della Suprema Corte chiede la ratifica della decisione disciplinare del Csm, che aveva già rimosso il magistrato dal servizio. All’origine, la scelta di non celebrare le udienze nelle aule con il simbolo religioso. L’ex magistrato: “Ricorrerò a Strasburgo”

La Cassazione contro Luigi Tosti “Rimuovete il giudice anti-crocifisso” Il giudice Luigi Tosti
CAMERINO – Luigi Tosti, il giudice del Tribunale di Camerino rimosso dalla magistratura per il rifiuto di celebrare udienze nelle aule con il crocifisso, non può più far parte dell’Ordine Giudiziario. Questo il parere del sostituto procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, che ha chiesto ai giudici delle sezioni unite civili di respingere il ricorso presentato dalla difesa di Tosti alla Suprema Corte, contro la sentenza disciplinare del Csm che, lo scorso gennaio, aveva disposto la sua rimozione dalla magistratura.

Tosti è stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal 2006, e successivamente allontanato dalla magistratura con il verdetto del Csm dello scorso gennaio. In totale si era astenuto dal trattare 15 udienze, tra il maggio e il luglio del 2005. In sede penale, però, Tosti è stato assolto in via definitiva dall’accusa di omissione di atti d’ufficio: la Cassazione, nel febbraio 2009, annullò senza rinvio “perché il fatto non sussiste” la condanna a sette mesi di reclusione e a un anno di interdizione dai pubblici uffici che la Corte d’Appello dell’Aquila aveva inflitto al giudice di Camerino. Per la Suprema Corte in quell’occasione la condotta di Tosti (sostituito da altri giudici) non aveva impedito lo svolgimento delle udienze.

La decisione degli ermellini avverrà soltanto con il deposito della sentenza che, per legge, è previsto entro un mese dallo svolgimento dell’udienza. L’ex magistrato dichiara di aver intenzione di proseguire
l’iter giudiziario: “Sono pronto a ricorrere alla Corte di Strasburgo se non avrò giustizia dalla Cassazione”, dice Tosti. “Non si può imporre a nessuno di subire una manifestazione di fede come quella dell’ostensione del crocefisso. Sono stato assunto in servizio in un tribunale laico e non ecclesiastico. La mia battaglia di libertà e laicità proseguirà nelle sedi opportune qualora il mio ricorso non dovesse essere accolto dalle sezioni unite”.

(08 febbraio 2011 da “La Repubblica” )

Il magistrato era stato assalito dal dubbio, da un lato, che la immagine della crocifissione del gesù (pena capitale, al tempo, esprimente la “giustizia” riservata ai miseri del bacino medirterraneo), issata nelle aule processuali, desse annuncio troppo realistico, una minaccia simbolica quasi, della sorte riservata ad ogni accusato (e la sua esperienza gli forniva numerose prove della ipotesi)….
da altro lato, che la immagine lasciasse trasparire che, come su quella crocifissione era stato edificato l’impero materiale e spirituale, armato e disarmato, del clero che, in duemila anni, aveva sottomesso, insieme ad ogni popolazione, ogni altro potere civile, così, su ogni “crocifissione”, quale simbolo della pena giudiziaria, fosse stato edificato, e consolidato ogni giorno, il corrispondente impero materiale e spirituale, armato e disarmato, della magistratura penale italiana…

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